Il vento mi spinge in modo impertinente ed io rotolo seguendo la direzione che a lui piace.
Rotolo insieme alle mie sorelle. Loro sono cadute insieme a me e formiamo una macchia gialla che ad ogni folata fa una giravolta.
Ridiamo contente.
Noi siamo figlie delle piante caducifoglie, siamo figlie delle querce, dei faggi, e non stiamo ferme. Ci sono invece i carpini bianchi che sono molto materni e spazzano il sottobosco per tenere accanto a sè le foglie cadute.
Le altre mie sorelle che sono a terra da più tempo sono trattenute al suolo, e ormai impregnate di umidità sono pronte a portare a compimento il ciclo della vita. Io ne sento il profumo, il dolce odore di muschio. Sono felice perchè questa è la storia universale del cosmo cui partecipiamo, morendo e nascendo, certe che la vita ricomincerà.
“Oh!” esclamo. Una spinta più forte mi fa trovare accanto a uno strano oggetto. E’ come una foglia, grande, bianca. Ma non è una foglia. Siamo finite tutt’e due alla base di un sempreverde.
Cerco di liberarmi ma non ci riesco, le mie sorelle intanto corrono oltre.
“E’ un fazzoletto. E’ caduto dalla tasca di un tronco che cammina”, dice il sempreverde.
Quando ero attaccata al mio ramo avevo sentito parlare di tronchi che non stanno fissi al suolo. “Essi si spostano” dicevano. “ Vivono in gruppo e in luoghi che chiamano città”.
Adesso sono curiosa. Guardo con più attenzione l’oggetto che mi tiene legata al sempreverde e penso che sono fortunata ad aver visto altri mondi prima di entrare nel mio ciclo.
“Eccomi sono pronta”.

Photo by Annie Spratt

Uno scritto di Tina Saporita, per il corso di scrittura on line e interattivo Magiche fantastiche tasche, condotto da Antonella Petrera per Colori Vivaci Magazine

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