Urgenze di scrittura, urgenze d’abbracci: circa ventisei mesi senza. Poi arriva una settimana, otto giorni per la precisione. Il primo è stato così: posso abbracciarvi? Ma sì, dai. La cornice era quella magica della città di pietra imbiancata a calce, che occhieggia al mare da sopra la collina.
Da lì s’è sciolta qualcosa.
Sì: bisogna abbracciarsi, in barba alla prudenza che ci ha tenuti a freno per due anni, ai disinfettanti, alle maschere che dovevamo indossare per proteggerci dall’ignoto e dalle paure.
Le persone, gli incontri, la condivisione – capite? – sono alla base del tutto.
Senza, nulla ha davvero senso. Senza, siamo isole elettroniche intrappolate in alto mare, in contatto via radio con la Capitaneria di porto che ci impartisce istruzioni su come sopravvivere in balia delle onde.
E allora da lì, da quell’abbraccio inaspettato che, sabato scorso, in un attimo ha sciolto nodi che restavano imbrigliati da un paio d’anni, abbiamo ricominciato a vedere gente, e ognuno aveva qualche piccolo tesoro da farci scoprire. Perché ognuno di noi è convinto di avere in mano i tesori del mondo che bastano, ma i tesori del mondo sono tanti da non essere mai a sufficienza. Perché dovremmo accontentarci di quei pochi che riusciamo a tenere stretti nel pugno?
Così sono arrivati quelli della città nobile a due passi da casa; quelli sulla spiaggia che ti ha visto bambino, dove qualche abbraccio ancora manca all’appello, ma non per molto; quelli degli amici alcolici; e i ritrovi casuali del tavolo accanto, a confidarci che sì: finalmente quest’anno torneremo davvero nei nostri bagni di folla e musica. Lo facevamo insieme quando avevamo vent’anni, che bello scoprire che continuiamo a farlo anche ora, dopo che altrettanta vita è scorsa sotto i nostri ponti. Perché abbiamo smesso di farlo insieme, poi? È Strana la vita, ma finché c’è tempo per rimediare non lo è troppo.
Poi ti fai due ore di macchina per andare a svelare un altro gioiello di storia e tradizione che fa parte della tua regione, ma forse no: hanno davvero senso i confini, quando in un abbraccio puoi spazzarli via?
Otto giorni di viaggi – piccoli – e (ri)scoperte – grandi, quando in realtà la vera (ri)scoperta è che non bastiamo a noi stessi. Il mondo è pieno di persone speciali, e ognuna ha da aggiungere un pezzetto al tuo universo, che è in espansione fin dal Big Bang.
Ieri, in un attimo di lucida e tenera consapevolezza, ho pensato che finché sarò affianco al Mio Amore, non potrà succedermi niente di male. Ma se in due si costruisce una fortezza, insieme agli altri si costruisce un impero.

Testo e fotografia di Manlio Ranieri

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