Dall’incontro di scrittura al Parco 2 Giugno del 22 settembre 2021

Marcolino vuole ritrovare il tempo.
Quell’orologio di legno massello che troneggiava sul comò nell’ingresso
della casa delle zie, al paese.
Ecco.
Quello era così pesante che i secondi, forse, vi scorrevano più lenti.
Mentre tutto intorno turbina la frenesia e solleva un vortice di foglie
secche, Marcolino siede nell’occhio del ciclone, là dove il vento non
arriva, e conta i minuti al ritmo dei versi di una poesia di Rimabaud,
sperando che diventino eterei come l’assenzio.

Manlio Ranieri

*

IL RUMORE DEL FIUME

Mi piace chinarmi sul fiume
come un arbusto
un vecchio carrubo imbronciato
desideroso di scrutare storie
spettinate da uno zefiro timido ma non inconcludente.
Rimanere sospeso lì,
libellula ferma e indecisa
fuggire via poi al primo palpito.
Certo che dal fiume ho preso
certo che nel fiume ho lasciato.
Chi son io?
Non lo so, restami accanto.
Si la luna è livida e smagrita
restiamo insieme però
giungerà presto il colore del grano.
Versami il primo rosso
restiamo in silenzio
Ecco, il rumore del fiume
Grazie.
È bellissimo, non trovi?

Italo Maria Lopez

*

Non è così scontato trovarti in cucina in una fine domenica di settembre, purtroppo non lo è più. E oggi, a distanza di otto mesi da quella sera, sento ancora la tua mano e rivoglio come lanuggine nei cuscini la consistenza della tua comprensione da mamma alleata.
Parliamo di qualcosa che desideriamo prendere.
Parliamo di qualcosa che desideriamo trovare.

Prendere i complimenti senza confutarli, e tutto l’amore possibile.

Prendere la leggerezza per scelta, e come stile di vita.
Prendere le mie doti senza chiedere scusa, senza giustificarle, senza far finta che siano qualcosa di banale o di poca importanza, o del valore uguale a quelle di tutti, solo per non far sentire gli altri inadeguati.
Prendermi la responsabilità della figaggine, di quella mia, e anche del racconto di queste figherie.
Prendere scelte, responsabilità, coraggio, e farne decori e lodi sparse. 
Prendere bellezza per farla moltiplicare, e raccontarla in parole. 
Prendere le persone e strappargli un saltello. Se non lo fanno, frenate nel rischio dell’inciampo, beh. Cazzi loro!
Antonella Petrera
*
 *
Steso a terra in un campo di grano. Finì così,dopo una lunga corsa. Aveva corso per ore, per miglia, senza avere una destinazione. Finalmente si era stancato.
Aveva smaltito la rabbia, la delusione, il dolore. Non provava nient’altro se non l’essersi liberato da una relazione tossica. Ed era tornato se stesso. Immaginando che forme potessero assumere le nuvole. Così come faceva da bambino.
Lì steso a terra in un campo di grano.
Nicola Anaclerio
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credit photo Johen Redman

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