[Dal nostro corso online in diretta CommunicACTION, laboratorio di scrittura online in diretta

Vogliamo condividere con voi gli scritti che sono stati prodotti nella serata di mercoledì scorso durante il corso.

Un po’ di magia vera e bella per tutti.

Partecipate anche voi!

Entra in questo gruppo per informazioni e per partecipare: https://www.facebook.com/groups/927099401369719/]

 

 

Mi tremavano le mani mentre aprivo lo scrigno

ancora un minuto e … ma è vuoto

E’ un foglio bianco. Non è possibile. Tutta questa strada, il nascondiglio segreto e poi, un foglio bianco?!

Basta, dammela.

La brucio, ci ha fatto solo perdere tempo.

E mentre la fiamma si avvicina al sottile foglio di carta

Aspetta! Mi gridano in coro.

E allora la vedo anche io. E’ comparsa un’immagine, delle parole.

Dobbiamo stare attenti perché se mi avvicino troppo, la carta prende fuoco e la mappa è perduta. Se mi tengo troppo a distanza, il calore non è sufficiente a mettere in luce i segni.

Troviamo la giusta distanza dopo vari tentativi e leggiamo

Se sei arrivato fino a qui, significa che non vuoi fermarti.

Non sei la stessa persona che era partita, lo so.

E’ andare che ti cambia, che ti tiene in vita.

Questa non è la mappa di un luogo; è la mappa di un viaggio.

La meta è l’orizzonte, che si sposta perché tu possa continuare a seguirlo.

Quello che stai cercando esiste finché continuerai a cercarlo.

Puoi mollare anche adesso, ma ricorda che io sarò sempre un passo oltre il tuo “non ce la faccio più”.

Perché so che la montagna degli ostacoli che hai ammassato davanti ai tuoi piedi, la puoi scalare con un soffio di fiducia.

So che puoi risalire il fiume che hai inquinato col fango dei tuoi pensieri, ed abbeverarti al ruscello della compassione.

So che la terra battuta su cui hai fatto sanguinare i piedi, si aprirà nel prato verde della tua determinazione. E quel palazzo al centro del mare

so che a volte ti chiedi se sia un miraggio, ma ti assicuro che non lo è.

La vista da quassù è magnifica, ma ti appare solo se lo raggiungi a nuoto. Slaccia gli scarponi, togli le calze, liberati dello zaino.

Abbandona tutto quello che ti è servito lungo il percorso e buttati.

Ti aspetto qui e quando arrivi non bussare.

Questo palazzo è la tua casa.

Sì, casa.

Casa tua.

Martina Venezia

***

 

Mappa Personale > ∞

R0 > M0 > R1 > M1 > R2 > M2 > Rn > Mn
Legenda (scritta dopo)
R= realtà M= mappa
>= diventa e/o che tende 
Il Cerchio della Danza
Battono i tamburi
Tutti ci muoviamo alla stesso ritmo
I danzatori seguono i tamburi, i tamburi seguono i danzatori
              RITMO CIRCOLARE
                       INCROCIATO 
Ciascuno a turno entriamo nel Cerchio
mostriamo la ‘nostra’ danza
       siamo gli ESPERTI 
poi torniamo nel cerchio e un altro/a entra e SI COLLOCA al CENTRO 
in uno SCAMBIO CONTINUO 
MAPPA che diventa Territorio > Territorio che diventa M, all’infinito ∞
Simona Mosala

***

Sulla mia mappa c’è una casa e un corridoio: alba, risveglio e prima colazione.

Perché è a colazione che incontro papà.

Regolarmente.

È sveglio da un po’ e sa sempre rispondere anche quando dice: “Non lo so, proprio non lo so”.

Anche adesso che è molto lontano resta la sua voce ferma e il piglio ironico, quando serve.

È ancora lui che risponde ai miei dubbi.

Dentro di me c’è sempre un “Papà che direbbe?”

Vicino a papà, un altro uomo importante e presente.

Fino a un certo punto io sono stata la sorella maggiore e lui il piccolo.

Ora invece, come è, come non è, il più grande è lui.

Per una bizzarra idea di mia madre abbiamo nomi da regnanti russi: Nicola e Alessandra. Io però divento “Dada” quando devo dare un parere, ma è caso raro.

Il più delle volte infatti è lui che risponde e tranquillizza, parla e risolve.

E delle amiche che dobbiamo dire?

Alcune sono di vecchissima data, altre più giovani.

Un esercito di sacerdotesse per le quali l’età non conta, perché ognuna porta un pezzetto della sua vita, della sofferenza o della gioia.

Più che una mappa la mia è una rete a maglie strette.

Strette genuine e disinteressate. Mi capita anche una cosa strana che poi chissà se è strana davvero.

I miei punti di riferimento sono sempre amici molto amati.

Se non lo sono, lo diventano presto.

Alessandra Cinelli 

***

L’ho guardata stringendola fra le mani, quando sono giunto all’arrivo.

Mi sono accorto che quella carta ruvida non aveva tenuto conto dei temporali, né delle schiarite.

La terra attraversata aveva spaccature fitte di abissi, neppure quelle erano segnate.

In questo ultimo arrivo il senso del camminare è fatto di vesciche, fame che irrompe che finalmente appago.

All’inizio c’erano scogli.

Il mare era dappertutto, quando mi ferivo i piedi verso il salto nel vuoto, che diveniva pelle d’acqua attorno a me. C’erano ripidi scogli, e sole implacabile.

Poi c’è stato il lungo tragitto di pece; lì le strade finivano una dentro l’altra, come vene spezzate d’asfalto. Sembravano tutte uguali, erano tutte diverse, ero io che le attraversavo con lo stesso volto oscuro.

Infine sono arrivato alla valle di verde inchiostro, dove potevo tracciare sentieri tutti nuovi, sentire il finale delle mie molte pelli e riconoscere le mie molte anime.

Il posto non era segnato sulla mappa, l’ho riconosciuto perché una volta giunto i miei occhi si sono riempiti di pioggia felice. Era un finale. Ma i finali sono solo la pagina che dà senso al cammino e ne precede un altro.

Sabino De Bari

***

Tirai fuori dalla borsa la mappa che avevo preparato e la mostrai al viaggiatore che si trovava insieme a me, sulla mongolfiera.

«Arrivo da qui» gli dissi indicando una pianura verde «la Valle dell’Infanzia e della Tranquillità».

Lui seguì il mio indice verso un fiume.

«Questo, invece, è il Fiume Dell’Imprevisto e io l’ho percorso su una piccola barca senza remi. Poi sono arrivata fino alla Cascata della Morte, vede? È questa qui».

Lui mi guardava con un dubbio disegnato sul volto.

«Si chiede come ho fatto a non morire anch’io? Bè, ci sono riuscita! Qua, a est della cascata c’è una grande città con belle strade e scuole con tanti giardini: ma la sera, in alcune zone, manca la corrente elettrica. Non c’è da mangiare e la gente vive nella miseria. Per questo ho dovuto camminare a lungo per arrivare fino alla riva del mare, per poter lavorare».

«Davvero un lungo viaggio! Poi cosa è successo?»

«Poi ho dovuto spostarmi verso l’equatore e attraversare la giungla, sopravvivere a tutti i suoi pericoli».

«E dopo cosa è accaduto?»

«Dopo sono salita su questa mongolfiera per scoprire dove posso arrivare».

Lui mi sorrise.

Io arrotolai la mappa che avevo disegnato.

 Claudia Muscolino

***

Le curve di una strada lunga, che si prospetta verso grandi luoghi. Luoghi, che hanno visto distrazioni, disattenzioni di molti guidatori. La fine. Buona postura, cintura di sicurezza, controllo alle gomme e si sceglie dove andare, perché il bello sta nello sfruttare al meglio questa libertà.
Mutazioni di un tempo, di un mezzo, il web, che ha cambiato dal di dentro il mondo dell’espressione di ognuno. Informazioni plastiche, rivoluzioni tecnologiche, mentali. Si può trovare una via d’uscita in tutto questo baccano? Ripongo speranza nel potere consapevole delle parole.
Jessica Indaco

***

STRADA VERSO-CASA
Alla stregua proprio di una mappa tolkieniana scritta in elfico, i suoi percorsi indicavano differenti stadi. Valli. Pantani.
Chiara era sempre la Strada Verso-Casa.
Comparivano luoghi e cammini le cui strade erano riconoscibili. La più tortuosa di tutte era la Valle dei Migranti. Senz’altro la più piena di variabili, precarietà e ostacoli. Tuttavia il territorio era cambiato intorno. Quello che era il Sentiero dei Teatranti era diventato un pantano indistinto, e solo si poteva aggirare moltiplicando il percorso. La soluzione era attendere che il pantano si prosciugasse da solo, e nel frattempo pensare a un visibile segnale.
Comparve sulla mappa, lungo il cammino, il Pozzo dell’Affettivo. Una fonte strana. Variabile. Talvolta sgorgava limpida e copiosa nel getto; un’acqua che in altri periodi si goccificava fin quasi a rimanere appesa alla roccia puntuta e a desiderare diventare un millimetro in più di stalattite.
Non sapeva cos’altro sarebbe comparso.
Tuttavia i passi della Strada Verso-Casa erano rimasti immutati, piantati nella roccia quasi in modo biblico, ormai.
Rassicuranti come la conoscenza.
Antonella Petrera

***

A.A.A.
attenta adesione accomodata
Tre passi non son tanti
e non son pochi
procurano un suono di via
di battiti nuovi
Se ci abituiamo 
a camminare riusciamo a vederele cose dall’alto
dal largo

Avete mai letto un libro da una nuvola?
Potete farlo
se vi piegate dal basso
verso l’alto
a capire con umiltà e
attenta adesione accomodata

Annalisa Falcicchio

Photo by delfi de la Rua on Unsplash

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