Cara Erika,
forse i tuoi tredici anni non capiranno, o forse sbaglio e hanno già capito tutto. Perché da quando io sorrido in modo diverso, tu sorridi più spesso.
Ero una pirata in giro per il mondo, cavalcavo le onde dei miei ideali e mi alimentavo di libri, fotografie, scritti e domande. Poi mi ha morso la routine. Per siero mi hanno proposto una vita predefinita, comprata in un ipermercato. Il prezzo era rinunciare a fare quello che volevo per fare quello che gli altri si aspettavano da me e dal ruolo che vicendevolmente coprivo in quel momento.
Gli affetti, e la paura di ferirli, sono ingannevoli gabbie. Altari dell’immobilità a cui sacrifichiamo noi stesse. Ma niente è fermo, chiuso, definito finché hai voglia di aprirlo, cambiarlo, smuoverlo.
Erano mesi che lo sentivo borbottare dentro di me. A volte era più simile a magma ribollente prossimo a eruttare. E non ricordo esattamente quando, ma alla fine è successo. Ho gridato un basta di fuoco che le mie esitazioni si sono dileguate terrorizzate.
Ho sentito amarezza per aver lasciato che fosse, ma anche tanta energia per il nuovo che irrompeva. Quello che ora è, e che ancora può essere, porta in sé una luce e una musica che apre mille sentieri. Ora sento la potenza. Ora mi sento creatura e creativa. Ora sono viva e vitale. Senza far torto a nessuno.
Sciagurata me, come potevo parlarti di libertà, di sogni, di sentieri da percorrere, di estri da assecondare e opere d’arte da realizzare, se io per prima mi ero fatta intrappolare?
E’ stato come quel lembo di vestito che rimane inconsapevolmente fuori dallo sportello dell’auto, sventolante a godersi l’aria e la velocità, mentre tu guidi tranquilla sulla tua strada. E poi un’auto ti affianca strombazzando e indica qualcosa. Accosti, apri la portiera e vedi il pezzo di stoffa. Il mio era per niente sgualcito. Fresco e dai colori più vivaci. Non l’ho tirato dentro. Ho allungato la gamba e sono scesa dall’auto.
Perché ti scrivo tutto questo? Perché se mai dovesse capitarti di perderti, di tradirti, sappi che nulla è immobile o irreversibile. Avrai sempre almeno una possibilità per tornare a muoverti. Per riscrivere te stessa.
La tua nuova mamma.
Uno scritto di Francesca De Giglio prodotto durante il nostro corso di scrittura online e interattivo L’indirizzo ce l’ho condotto da Antonella Petrera a cura di Colori Vivaci Magazine

 


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