FEMMINILE PLURALE: aggettivo qualificativo

– Delia si è sposata a settembre. A dicembre ha perso il lavoro. Ma non è stata licenziata eh, solo non le hanno rinnovato il contratto. In compenso, ha vissuto la sua maternità serenamente in casa.

– Marta, subito dopo il parto, al colloquio, aveva detto che era disponibilissima e che quel lavoro le piaceva un sacco, doveva solo organizzarsi con gli orari del nido. Non ho più saputo se le hanno fatto sapere.

– Arianna continua a fare colloqui, ma ha un’età in cui, si sa, una donna con una relazione stabile, nell’80% dei casi desidera dei figli. Meglio non rischiare, meglio assumere qualcuna con un po’ di tempo “libero” in più davanti a sé. A tempo determinato, che poi si vedrà.

– Maria fa le pulizie in nero. Con l’arrivo del covid non è più potuta andare dalle sue signore, perché bisognava evitare i contatti, giustamente. Ha pure figli piccoli, ci mancherebbe, meglio non rischiare. Ha detto che vuole informarsi se può ottenere il bonus. Sì, informati, le ho detto.

– L’azienda di Sara riapre il 4 maggio e lei riprende a lavorare. Ma Tommaso continuerà a seguire le lezioni della maestra da casa con la didattica a distanza.

– Tonia fa la casalinga, ma dal 5 marzo si è trasformata nella segretaria dei suoi 3 figli. Tiene l’agenda delle video lezioni e dei compiti assegnati, controlla che li facciano, poi li scansiona e li invia ai prof. tramite il registro elettronico. Tenerli tutti e 3 in casa h24 è dura, e secondo me si è resa conto, in fondo in fondo, che la scuola non è solo un parcheggio.

– Alessia lavora al call center. Da quando c’è stato il lockdown l’azienda le ha fatto sapere che poteva scegliere tra lavorare da casa e la cassa integrazione. Lei ha pensato che sarebbe stato bello passare del tempo in più con i suoi bambini, e ha scelto la seconda. Non mi ha detto se sta ricevendo lo stipendio.

– Sonia lavora in ospedale, il suo lavoro ora è più che mai importante. I suoi figli sono abituati ai suoi turni. Lei ora avrebbe diritto al bonus per pagare una babysitter (una manna per le colleghe più giovani), ma i suoi ragazzi sono ormai grandi.

Però, magari, per il rischio che corre ogni giorno…

– La fecondazione assistita non rientra tra le cure essenziali, e così Gemma ha dovuto interrompere i suoi tentativi. Il lavoro come baby-sitter, invece, lo mantiene; è stato così difficile trovarlo in una città sconosciuta, e la mamma di Filippo è in smart working, ha ancora bisogno di lei.

Gemma ha 42 anni, e teme di non farcela, di sprecare opportunità preziose. Non ci dorme la notte. Dice che se a tutti la pandemia ha restituito del tempo, a lei e a suo marito Dario lo sta togliendo.

– Eva lavora in banca, ed è stremata. Suo figlio Francesco è autistico e soffre più di tutti questa clausura. Con lui la didattica a distanza è complicata. Il bello della scuola, per lui, era fare i lavori di gruppo con i compagni. Però se qualcuno di loro sbagliava qualcosa, non lo sopportava proprio.

E così, via!  A correre per i corridoi! Che libertà!

Era comunque al sicuro, perché tanto c’era Franco che teneva sempre la porta d’ingresso ben chiusa e quando lo vedeva gli chiedeva: “La vuoi una cioccolata calda?”

Daniela Vetrano

Immagine di copertina: Becca Tapet   

https://unsplash.com/photos/u5e1kqW6E3M

 

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