Ci sono periodi della vita in cui siamo plastilina.
Siamo materia malleabile, forse non resistente – persino delicata – e qualsiasi dito, mano, attrezzo lascia un’impronta che, col tempo, si solidifica e rimane là.
Indelebile.
Ci sono periodi della vita in cui ogni libro che leggiamo, ogni film che vediamo ci plasmano fino a diventare indimenticabili; in cui anche una chiacchierata, il suono delle parole, il sapore zuccherino della scoperta e della condivisione scotta la pelle come il sole d’estate, sulla spiaggia.

La plastilina è materia molle ma impressionabile: quando aprite il pacco non è né resistente né resiliente, però ha memoria e conserva, dopo essersi indurita, tutto ciò che l’ha lavorata.
È quel che succedeva alle pellicole fotografiche, prima dell’avvento del digitale: cristalli di alogenuro d’argento che cambiavano forma e disposizione in base alla luce che ricevevano, generando un’immagine indelebile.
A volte siamo plastilina.
Siamo pellicola.
Siamo le foto che ne rimangono impresse, un paesaggio, una spiaggia deserta, il mare, un soggetto che lo osserva.
Siamo grafite: fragili e friabili, ma lasciamo il segno e sappiamo disegnare mondi.
Conserviamo dentro i sorrisi e i giochi infantili, gli scherzi, le canzoni. I mondi che riusciamo a creare e gli strani personaggi che li popolano, i maghi, le bambine con la testa quadrata, gli adolescenti inquieti e quelli che chiudono il mondo fuori dalla porta della propria stanza, i baristi chiacchieroni e i custodi invernali di un mondo estivo, inquietanti come Jack Torrance in Shining.
Fra trent’anni ci ricorderemo delle pagine più belle che abbiamo letto in questi giorni di plastilina, riascolteremo una canzone e ne assaporeremo di nuovo le sensazioni, arriveremo a sentire i profumi di quando ci ha lasciato quel segno.

Chissà se quella mistura di olio, argilla e cera si fa male, mentre la lavoriamo.
A noi a volte succede, anche, ma sono graffi che vale la pena di veder sanguinare.
E se dovessero lasciare la cicatrice sarà una piccola compagna di vita che ci ricorderà sempre di come ce la siamo procurata: forse meno fantasiosa e colorata dei tatuaggi che spopolano sulla pelle dei ragazzi, ma sicuramente con più storia da raccontare.

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Plastilina di Manlio Ranieri è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale.
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