Bologna, 1976. Radio Alice, fantasia, rifiuto del lavoro salariato, libertà sessuale e provocazioni culturali. Due ragazzi sui venti, Sgualo e Pelo, possono solo sognare una via d’uscita dal quotidiano. Bazzicano il bar del quartiere e per ovviare alla cronica mancanza di denaro fanno qualche “lavoretto” per un ricettatore locale, che però questa volta propone loro di scavare un tunnel nel sottosuolo del centro. Obiettivo: la Cassa di Risparmio di Piazza Minghetti. Durante il ‘lavoro’ fa loro compagnia l’ascolto di Radio Alice. Guido Chiesa, interessante documentarista, quando mette mano alla fiction sembra sempre frenato. Qui è come se temesse di doversi confrontare con Radiofreccia (anch’esso prodotto da Procacci). Ecco allora che mescola le carte mettendo in scena una storia che procede su più binari e in cui non è chiaro se si voglia rappresentare il tumulto di quegli anni o se la non chiarezza di idee stia saprattutto in chi racconta. Ancora una volta le buone intenzioni non bastano. Così come non basta il rifugiarsi in un passato irripetibile per evitare di parlare ‘davvero’ del presente.

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