Ritratto di Signora (The Portrait of a Lady) è un film del 1996 diretto da Jane Campion, tratto dall’omonimo romanzo di Henry James, incentrato sulla personalità fragile e ambivalente di Isabelle Archer (Nicole Kidman), il soggetto di un ritratto non fatto proprio a dovere e carente di dettagli, che soltanto alla fine del film verrano svelati in tutto il loro valore. Ambientato in l’Inghilterra (il primo quadro è Gardencourt nel 1872) e due città italiane (Firenze e Roma), in un’atmosfera splendidamente ottocentesca, che ricorda, soprattutto nelle residenze italiane, l’arte di Giovanni Boldini e delle sue delicatissime madame, questo film che vede interprete una Nicole Kidman poco sorridente, quasi sempre pensosa e in lacrime, racconta diversi temi; la corporeità e l’erotismo, la pudicizia dell’anima inglese, il desiderio di conoscere il mondo, il rifiuto dei vincoli del matrimonio, l’ambizione ad un’unione non basata sui meriti materiali del compagno ma sul carattere della sua anima. Ritratto di signora, è una storia iniziale  di rifiuti, il primo di tutti Lord Warburton, che offre se stesso e la propria reputazione all’ombra di un albero della suggestiva Gardencourt, verrà respinto. Perché Isabel rifiuta un pretendente tanto vantaggioso? Non può sposarlo perché c’è una luce che deve accendersi..non so spiegarlo a parole, ma c’è e poi perché desidera farsi un’impressione generale del mondo. Questa è la rispoda che dà a suo zio (Touchett), nella quale residenza vive. Il primo rifiuto chiarifica la sua intenzione fondamentale: la libertà. Spero di non avere altre proposte, mi sconvonlgono completamente, questo pensa Isabel, una proposta di matrimonio può sconvongerla, così parte per Londra per andare a trovare una sua amica giornalista, proprio per sperimentare la sua libertà, portando con sé il cugino Ralph Touchett, figlio dello Zio Touchett, il quale è ammalato di tubercolosi. Tra i due c’è della complicità e comprensione. Più avanti Isabel dà una motivazione esatta di perché abbia rifiutato Lord Warburton, “l’ho rifiutato perchè era troppo perfetto” […] “quale logica? non posso sfuggire al mio destino che è di non arredermi  e rinuciare ad altre occasioni, occasioni di vivere con i  rischi della Vita, non ho intenzione di seguire il gregge come una pecora, probabilmente non mi sposerò mai”. Questo non è sufficiente tuttavia al fatto che Isabel cada in errore. Nel secondo quadro, ambientato a Firenze, Madame Merle, conosciuta da Isabel a Gardencourt, in occasione della morte dello zio Touchett, decide di presentarla a Gilbert Osmond, suo ex amante e disegnatore di bassa lega, che non possiede un titolo, che non ha proprietà o meriti di alcun tipo oltre ad essere povero. Isabel, per Madame Merle, dovrebbe reincarnare l’ideale femminile voluto da Gilbert, ovvero, ricchezza, bellezza, intelligenza. Gilbert, nonostante non abbia un posto nella società e nemmeno un patrimonio vive in una sontuosa residenza a Firenze, il lusso ed il gusto di Gilbert colpiscono Isabel che si fa un’impressione favorevole. Isabel intanto è diventata titolare di un patrimonio di 70000 sterline, per opera dell’intercessione del cugino Ralph, innamorato di lei, che desidera vederla ricca io definisco ricco chi può soddisfare i bisogni della sua immaginazione. Giblert e Isabel si incontrano, Gilbert parla del suo ritiro, in pieno stile decandente, in una vita fatta di tranquillità. senza ansie, preoccupazioni, lotte, contentandomi di molto poco, con questa regola ho vissuto molti anni e sono stato abbastanza felice, Isabel invece, vuole girare il mondo. Dopo questo incontro Osmond parla dell’incontro a Madame Merle, comunicandole l’impressione positiva dell’incontro, anche se la fanciulla ha un solo difetto: avere troppe idee, anche se pessime. Un anno dopo questo episodio Isabel è la moglie di Osmond, per la sorpresa del cugino Ralph, sei l’ultima persona che pensavo potesse essere catturata egli dice, e l’accusa di aver sposato un uomo piccolo. Un uomo senza nessuna importanza sociale, ma Isabel lo ha sposato per quella parte invisibile che è dentro le nostre membra, l’anima. Per Isabel Osmond è l’uomo che  ha l’animo più dolce, elevato, che si immagini. Tre anni dopo, a Roma, che è il terzo quadro, Isabel è ormai moglie di Osmond e condivide con lui la passione per Pansy, sua figlia avuta dal l’ex amante Madame Merle. Osmond ha educato all’antica Pansy, facendola andare in convento, controlla la sua vita e desidera il meglio per lei. Tutto sembra andare perfettamente tra i due coniugi fino a quando Edward Rosier, non un buon partito dal punto di vista economico chiede la mano alla figlia, il padre si oppone in maniera severa, la figlia obbedisce anche se non ha spento i suoi sentimenti, Isabel è combattuta, inizia a sentire il peso di una scelta che forse non ha voluto fino in fondo. Osmond vuole che Isabel interceda per far si che Pansy sposi Warburton, già pretendente rifiutato di Isabel e ricco Lord Inglese. Alla fine Warburton si tirerà indietro, da qui un contrasto tra Isabel e Osmond, Isabel lascia l’italia per andare in Inghilterra per assistere agli ultimi giorni del cugino Ralph. A fianco a lui, come già altre volte in precedenza si sente felice, e dice che nella morte imminente c’è della gioia, quella dell’amore vero, e si dichiara, dice di amarlo. Al funerale di Ralph, segue la comparsa del terzo amante, di cui finora non ho fatto menzione, e già in precedenza rifiutato, Caspar Goodwood; questi dichiara che ora c’è soltanto lui a potersi occupare di lei, Isabel, a suo dire, sentirebbe di aver paura a tornare in Italia. Si innesca un meccanismo molto frequente nel film, che è quello della fuga, alla quale segue un amoreggiamento appassionato. Dopo la corporeità ancora la fuga e poi la corsa verso la porta di gardencourt, Isabel si volta, cosa fare adesso?

Giovanni Sacchitelli

 

 

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