Tre brevi considerazioni su ciò che sta accadendo in questa pandemia, su scienza, arte e natura

Piccoli fatti di questa pandemia, poco importanti se paragonati alla tragedia sanitaria ed economica in atto, ma molto se visti nell’ottica di quel che ci aspetta dopo.
La scienza: Ah, che bello vedere tante persone pendere dalle labbra degli scienziati, ascoltarli, cercare di capire cosa stanno dicendo, chiedergli di ripeterlo con parole più semplici. Che iniezione di fiducia vedere persone che “io di matematica e fisica non ci ho mai capito un cazzo” provare a comprendere un pochino come funziona una ricerca seria, perché abbia bisogno di determinati tempi, quando possa essere considerata affidabile. Certo, i complottisti sono sempre molto attivi e pronti a rigirare la frittata, ma ho la cauta speranza di vederli un po’ messi all’angolo, annaspare disperati in cerca di attenzione mentre i più gli ridono dietro, e cercano conforto nelle parole degli scienziati, dei medici.
Gli artisti: adesso, finalmente, l’avete capito quanto è importante l’arte, per nutrire le vostre menti nei momenti peggiori, per tenervi compagnia, farvi svagare e farvi pensare senza lasciarvi annodare in ragionamenti compulsivi? Vi siete rivisti tutte le puntate di Alberto Angela che vi raccontava quale sia la vera grandezza dell’Italia, vero? Quanto vi stanno tenendo compagnia, durante questo isolamento, i film, le canzoni, i libri? Vi ho visti, sapete, che cercavate di arginare la bruttura delle bacheche Facebook alimentando catene nelle quali pubblicavate le copertine dei dischi e dei romanzi, i fotogrammi dei film che vi hanno emozionato di più. Bene, allora. Ma non benissimo. Perché ho il sospetto che vi stiate abituando troppo al concetto che l’arte non si paga, o si paga una cifra ridicola: il cinema su Netflix, le mostre d’arte virtuali, i cantanti che improvvisano concerti da casa vi stanno facendo passare questa idea di fondo pericolosissima. D’accordo, per ora può anche andar bene così. Ma lo capite o no, che se non volete pagare per l’arte, presto gran parte degli artisti dovranno andarsi a cercare un altro mestiere, e non avranno tempo per coltivare la loro creatività? E allora vi rimarranno solo le grandi produzioni di massa, quelle per le quali ci sarà magari sempre un giovane artista, o tecnico, disponibile a farsi sfruttare, tanto con i grossi numeri qualcosa con cui campare la tireranno fuori. Ma i migliori, quelli davvero liberi e indipendenti – gli artisti veri, insomma – beh: quelli ve li sarete giocati, faranno fatica ad emergere, a raggiungere la fine del mese, e andranno a fare altro, mentre a far grande l’Italia rimarranno solo i grandi del passato, e nell’arte contemporanea cederemo il passo ad altri stati più furbi. Perché pretendere di non pagare per il lavoro di qualcun altro, specie se lo riteniamo importante, non è furbizia: è idiozia.
La natura: abbiamo visto con una certa dose di meraviglia che la natura, quando l’uomo si fa da parte, corre subito a riprendersi ciò che è suo, gli spazi che le abbiamo usurpato. Ma fra pochissimo noi ricominceremo a invadere, produrre come se non ci fosse un domani. Inquinare, in una sola parola. E i cavallucci marini fuggiranno dai canali di Venezia tornati torbidi, i delfini se ne andranno dove non li potrete più trovare. Perché non è che il Covid-19 ha fatto scomparire la crisi climatica, sia ben chiaro: è solo che per il momento non ne stiamo parlando, ma per quel disastro non esisteranno vaccini. Quindi se abbiamo imparato a usare meno la macchina, a farci i dolci in casa e consumare meno cibi industriali, faremo bene a non dimenticarci di queste buone abitudini.

Testo di Manlio Ranieri

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