Il movimento, base della fisica newtoniana (meccanica classica), è il principio cardine del mondo fisico. Celebre l’esempio della mela di newton (1666, Newton si trovava nella sua tenuta a Wholsthorpe, quando una mela gli cadde in testa), che ovviamente cade per la legge universale di caduta dei gravi; legge universale in quanto vale sempre, in ogni dove, e da sempre. Le leggi scientifiche, come ogni legge universale, comprese le teorie filosofiche o comunque intendendo “scienza” in senso ampio, sono assolute, in ordine di spazio-tempo. Così come si enuncia una teoria etica, ad esempio “il fine delle azioni è raggiungere la virtù”, questo vale in ogni dove (per le popolazioni di qualunque parte del globo) e in ogni tempo: passato, presente, futuro. L’enunciazione della legge non vuol dire che soltanto “da adesso” è valida, anche prima lo era. Il lavoro della scienza, nel senso greco del termine, è la contemplazione dei principi, quindi delle leggi universali, in qualsiasi ambito del sapere.  Il corpus aristotelicum (l’insieme delle opere di Aristotele in tutti gli ambiti del sapere: logica, metafisica, astronomia, biologia, psicologia) punto di riferimento per la scienza medioevale e la filosofia medioevale, contiene in sé i principi primi della scienza fisica, ovvero le basi di ogni ragionamento fisico. Noi studiamo la fisica newtoniana e sappiamo che un grave (un corpo pesante) posto su di una superficie inclinata aumenta di velocità in maniera costante a seconda della pendenza, che può essere grande o piccola, a seconda dei casi. Così come, quando Galileo, nell’esperienza della torre fece cadere un corpo pesante ed una piuma, naturalmente il corpo pesante raggiunge prima il suolo rispetto alla piuma, che essendo più leggera è meno soggetta alla forza di gravità (che dipende dalla massa). Questo avviene sempre, e questo è garanzia della sua validità universale.

Alla base di questa legge, tuttavia, ci sono una serie di assunti, teorie, preconcetti, talvolta non sufficientemente esplicati che è compito del filosofo mettere in chiaro. Per questo Aristotele nella sua Fisica, pone le basi per ogni ragionamento fisico (anche se ai suoi tempi non c’era ancora una ma tematizzazione delle leggi fisiche, questo avverrà più avanti nel medioevo). Ogni ragionamento fisico, compresi quelli che noi facciamo adesso con la fisica di newton, o anche se vogliamo osservare il moto di certi corpi, si basa su i concetti di “luogo”, “tempo”, “movimento”,”infinito”, “vuoto”, “generazione”, “alterazione”.

Tutta questa serie di concetti vegono utilizzati spesso in maniera non molto chiara e intuitiva dalla scienza e spetta al filosofo naturale renderli chiari. Aristotele intende il movimento in maniera molto ampia, si riferisce sia al movimento per eccellenza (movimento locale o spostamento), sia a quello qualitativo (che interessa le qualità, Socrate è bianco –> Socrate è rosso = abbiamo un mutamento di qualità), sia quello quantitativo (che interessa la quantità, ciò che è misurabile quantitativamente, la grandezza; Socrate è alto un metro e settantacinque –> Socrate è alto un metro e ottanta = mutamento, alterazione, “movimento” da un certo stato quantitativo ad un altro). Sono tre le categorie principali di movimento per Aristotele. Tutti i gravi si muovono in un certo luogo, nel tempo (su questi due concetti Aristotele spende diverse pagine).

Il movimento locale può essere a sua volta di vari tipi: 1) trazione 2) rotazione 3) trasporto 4) impulso. E’ evidente che ogni tipo di movimento locale o spostamento (il motore è colui che muove, il mosso è ciò che è soggetto a spostamento nello spazio-tempo) prevedono qualcosa che muove o qualcosa che si muove da sé.

Tutti questi principi base di ogni ragionamento fisico (che si innesta anche nel discorso metafisico, dato che per Aristotele ci sono tanti movimenti quante sono le categorie dell’essere) dovrebbero guidare la scienza della natura, l’osservazione dei fenomeni.

Giovanni Sacchitelli

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