Questa classifica non ha la pretesa di essere né esaustiva né assoluta. C’è tanta buona roba che non ho avuto modo di conoscere e un sacco di musica di qualità eccellente che però, a me, non tocca le corde giuste nel profondo dell’anima (ne sono esempi alcuni degli album che non ho inserito in classifica ma che ho comunque voluto citare in qualche modo). Insomma: questa è la classifica di un rocker, di quelli a cui piace la gente che picchia, ma non solo; e avrete modo di capirlo.
Sappiamo benissimo tutti che l’anno non finisce il 31 dicembre, ma il 31 agosto, dunque non sarebbe il momento di stilare classifiche; tuttavia in questo caso mi torna comodo far riferimento, per una volta tanto, al calendario astronomico. La cosa che ha stupito anche me è che  in questo 2014  ho infilato in classifica più artisti italiani che stranieri, segno che il nostro rock sta diventando maturo e cammina, ormai, con le sue stesse gambe.

1: Edda – Stavolta come mi ammazzerai. Capolavoro assoluto. Rock tagliente, cattivo, sporco ma ben arrangiato, testi come un pugno nello stomaco. Sapiente uso della chitarra, qualche spolverata di elettronica, sezione ritmica travolgente. Quando il rock italiano non ha nulla da invidiare a quello oltremanica o oltreoceano.
2: Le luci della centrale elettrica – Costellazioni. Crescere, evolversi. L’ho già detto quando ho recensito quest’album: Vasco Brondi è stato senza dubbio la novità discografica più originale degli ultimi anni, ma dopo due dischi quasi uguali fra loro serviva una svolta, e il cantautore emiliano ha saputo darla nella maniera migliore. Una virata verso tonalità più melodiche, nuovi strumenti, nuovi modi di cantare, di arrangiare, ma sempre con la stessa poetica disarmante. In questo lavoro c’è davvero di tutto: dalla canzone romantica al punk, dall’inno generazionale al pezzo scanzonato.
3: Royal blood – Royal blood. D’accordo: dietro ci sarà un lavoro di produzione mostruoso e non avendoli mai visti dal vivo non so giudicare quanta farina provenga dal sacco del duo Kerr/Thatcher e quanto da tutte le backline che hanno lavorato al disco, ma qui si sta valutando gli album, non le band. E quest’album è dinamite. Granitico, ti scuote e ti fa muovere dalla prima all’ultima traccia. Non ha mai momenti di pausa. Forse il suo unico difetto è quello di essere un po’ monocorde, ma quando senti due persone suonare come se fossero (almeno) quattro e shakerarti in questo modo non puoi che toglierti il cappello.
4: Caparezza – Museica. Caparezza non delude mai. E’ incredibile come riesca a produrre album sempre di qualità elevatissima, senza mai accusare cali di stile, sia dal punto di vista musicale che – soprattutto – nell’intelligenza e nella sagacia dei testi.
5: Linkin park – The hunting party. Bentornati. Dopo un mediocre “Minutes to midnight” e un “Living things” che, pur essendo piuttosto interessante a livello di suoni e di arrangiamenti, strizzava troppo l’occhio alla melodia da classifica e, soprattutto, alla lunga risultava piuttosto molliccio, finalmente gli ex-ragazzi d’oro americani tornano a graffiare. The hunting party è un album possente, urlato, melodico quando deve e ben arrangiato. Ricorda i Linkin park degli esordi ma appare più maturo, più variopinto, pur senza perdere in aggressività. E’ un ritorno in grande stile. Chi pensa che i LP siano solo un gruppo da classifica per ragazzini dovrebbe sforzarsi di approfondire un po’ la loro conoscenza.

Menzioni speciali:
Fast animals and slow kids – Alaska. Non è entrato nella top 5 solo perchè quest’album appare troppo la copia leggermente più melodica di “Hybris” (che di sicuro entrava a pieni voti fra i migliori del 2013). Un po’ di sforzo compositivo in più sarebbe stato apprezzabile, ma comunque è un album da avere.
Jack White – Lazzaretto. Quest’album non rientra fra i miei preferiti per una pura questione di gusto: un po’ meno folk americano e un pizzico di rock in più e ci sarebbe finito di filato, ma in ogni caso – a scanso di equivoci – il talento compositivo e di strumentista di Jack White è innegabilmente immenso.
Lo stato sociale – L’Italia peggiore. Nulla di particolarmente miracoloso dal punto di vista musicale, ma se il fenomeno c’è non è un caso: i ragazzi bolognesi sono sagaci, intelligenti, mai scontati, spesso divertenti.

Si può dare di più:
U2 – Songs of innocence. In realtà non è un album malvagio, ma se gli U2 tirano fuori un album “non malvagio” vuol dire che è infinitamente al di sotto delle loro possibilità. Contiene almeno 3 perle di assoluto valore – stranamente tutte verso la parte finale – e una manciata di altre buone canzoni, ma anche qualcosa che verrà dimenticato troppo in fretta.
Foo fighters – Sonic highways. Potrei ricopiare lo stesso giudizio espresso per gli U2: in sostanza dai Foo fighters ci si aspetta qualcosa di più, anche se in realtà contene degli ottimi pezzi.
Interpol – El pintor. D’accordo, è un bell’album. Sono stato a lungo combattuto se inserirlo qui o nelle menzioni speciali. Se lo metto in questa sezione è perché vorrei cercare di spronarli. Hanno un elevatissimo potenziale, l’hanno sempre dimostrato e in quest’album sono tornati a esprimerlo, ma manca sempre qualcosa, maledizione! Gli Interpol sono uno dei pochi casi in cui la pochezza di tecnica esecutiva arriva a snervarmi, alla lunga. Se altre band come U2 ed Editors riescono sempre a sopperire con una minuziosa cura degli arrangiamenti e dei suoni, gli Interpol sembra che conoscano solo un modo di suonare, e questo li penalizza molto. Tanto per dirne una: se in quest’album il chitarrista Kessler ha imparato a giocare con le dita, rapidamente fra un semitono e l’altro della tastiera, non è necessario che inserisca questo trucchetto in più della metà delle canzoni. Alla lunga diventa troppo.

Non pervenuti:
Coldplay – Ghost stories. Sbaglierò, ma i Coldplay del 2014 mi sembrano “fantasmi”, come del resto recita il titolo dell’album. Non sono neanche più i marchettari che tanto sapevano inventare canzoni irresistibilmente orecchiabili degli ultimi tempi.
Imbarazzanti.

Manlio Ranieri

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*
*