Parigi come Berlino, ma grazie ai writers italiani. Mentre in Italia la street art è in fase di stallo la Tour Paris 13 si candida a diventare leggenda. Si tratta di un palazzo abbandonato, occupato dagli artisti di strada italiani che gli hanno ridato una vita attraverso i loro interventi artistici d’avanguardia. Dalla rivista specializzata Artribune (www.artribune.com) viene definito un “tentativo di creare un museo che soddisfi alcune delle caratteristiche del fenomeno e del modus operandi: temporaneo, complesso, globale”. Il progetto sarà visibile solo dal 1° al 31 ottobre ed è coordinato da Galerie Itinerrance, nella persona Mehdi Ben Cheikh, punta a un respiro internazionale sottolineando alcune geografie emergenti.

Christian Omodeo, direttore artistico di Le Grand Jeu, storico dell’arte e curatore basato a Parigi ha spiegato alla rivista che “La Tour Paris 13 è una sorta di spin-off di una politica di lungo periodo che la Mairie del 13esimo arrondissement di Parigi porta avanti nei confronti della Street Art (…) Trasformare un edificio residenziale in un museo è una scelta che si iscrive alla perfezione nel modello economico della Street Art. Ogni artista ha avuto massima libertà di azione, ma sono stati al tempo stesso tenuti sotto controllo i costi di produzione, perché in un palazzo destinato alla distruzione è possibile realizzare interventi inimmaginabili all’interno di uno spazio museale”. Poi spiega: “Tour Paris 13, è nata una mostra che fa potenzialmente concorrenza ai grandi centri espositivi parigini con un budget infinitesimale rispetto al loro”.

“Oggi la Street Art italiana offre sicuramente un panorama più ricco rispetto a molte altre realtà europee, ma solo in alcuni ambiti. Avevamo a disposizione quattro appartamenti. Avremmo potuto chiamare quattro artisti, ma abbiamo preferito presentare una selezione più ampia per offrire uno spaccato fedele della scena italiana, rappresentando tutte le correnti che la compongono, dai graffiti alla stencil art, passando per il post-graffiti e quegli artisti contaminati dai codici figurativi dell’illustrazione. Gli artisti sono stati selezionati in base alla rappresentatività del loro percorso, al loro sesso – abbiamo voluto fermamente MP5 e Senso, due street artist donne – e alla loro età, perché volevamo lasciare spazio ad alcuni giovani”.

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