Nel fango
A ferirmi non sono i numeri
né i nomi
e neanche quei volti tronfi.
A lacerarmi è quest’onda
che travolge le città
come i popoli,
un’onda nera
di fango e di fascismo
che poi è dire lo stesso,
un’onda lurida
di egoismo e ignoranza
che spinge a restare
sulla superficie delle cose
dove si galleggia
mentre affonda chi è senza appiglio.
Ma tanto
è torbido il fango
occhio non vede
lì sul fondo
e cuore non duole
qui alla deriva.
A farmi paura
sono le armi
in mano a chiunque
ché con un fucile in braccio
nessuno può dirsi giusto.
Mi toglie l’aria
la libertà negata agli ultimi
per allargarla ai primi.
A lacerarmi
è la solitudine
dei bambini nati per sbaglio
e cresciuti in un deserto d’amore
o di sabbia e polvere,
l’ultimo respiro
di quelli annegati nel profondo
appena a largo
dei nostri villaggi vacanza.
A prosciugarmi
è il vuoto lasciato
sugli scranni dall’altro lato,
dove avevano seduto idee e speranze
ora solo qualche spicciolo
e un po’ di saliva per leccare
francobolli sulle cartoline
dalla devastazione
con cui inviare ossequi
al patrimonio più brillante
Testo di Manlio Ranieri
Foto di Vidar Nordli-Mathisen su Unsplash