L’aria tersa di maggio spande tutt’intorno granelli, ad insabbiare le libertà riposte nel cassetto. Solo il capitale è più urgente della vita.
Resteremo, coi nostri leziosi esercizi di stile, a render meno grigie le vostre giornate, ma il colore non si paga, il colore la natura ce l’ha dato gratis, da sempre, e quindi anche noi ci dovremo accontentare di nutrirci di acqua piovana, anche se c’è la siccità.
Dovevamo passare questi due mesi a setacciare l’essenziale, invece abbiamo atteso soltanto di tornare ad aprire le banche. Alla selvaggina abbiamo concesso sessanta giorni per meravigliarsi di dove fossero finiti quegli invasori molesti e caciaroni, ma le ciminiere hanno bisogno di tabacco come un fumatore incallito. Domani i delfini torneranno al largo e noi non li avremo visti saltare, perché ci hanno fatto credere che il pericolo si annida all’aria aperta, non nelle fabbriche, non nelle carrozze che macinano carboni ardenti per muovere l’esercito dei soldatini d’acciaio.
A nessuno interessa di ciò che si annida nelle pieghe del cervello, nelle piaghe da decubito della materia grigia.
Ciò che non passa dalle mani di Re Mida s’è perso fra la selva di burocrazia, nell’intrico dei cavilli della fibra ottica che ci porta alle videoconferenze e le serie tv in streaming.
Siamo divenuti virtuali.

Manlio Ranieri

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Fotografia di Sound on su Pexels

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