Dovrebbe comprare il vetril e un chilo di limoni.

Se lo ripeteva da sette minuti, con gli occhi inchiodati alla finestra: i pioppi erano connessi da scarabocchi di sporco bianco. Un alito opaco dipinto e i pioppi sparivano nel fiato tondo. Poi tornavano a toccarsi, tra gli scheletri, all’implacabile ridursi della nuvola.

Una piccola poesia esausta.

Non avrebbe comprato il vetril: i pioppi erano connessi.

Pensava quindi ai limoni, al tempo in cui non se ne preoccupava. E poi, cercando un mozzicone nella tazza, guardandolo annegato nell’unghia di caffè, l’illuminazione: i limoni sono davvero importanti. C’è stato solo un istante in cui, da ragazzo, l’aveva capito. E poi era stato ucciso nella rabbia: non sopportava l’idea di averlo capito per una donna.

Doveva succedere di capirlo da solo, in quell’esatto momento, guardando i vetri di una stanza in affitto, a 700 chilometri e 7 anni di distanza.

Da ragazzo, il pensiero dei limoni, non era stato una sua conquista e non era durato.  Sorrideva ricordando l’amarezza di quell’amore lontano, sorrideva pensando che, come lui, i limoni non erano maturi. Aveva proiettato su di loro una tale grandezza da doverne necessariamente essere deluso. L’acido citrico gli aveva sciolto atri e ventricoli: doveva accadere. Bruciavano gli occhi con la rabbia e le bucce, dopo tutta quell’acredine.

Gocciava il ricordo sputando noccioli, tra gli spicchi recisi di traverso: il bianco sipario del disincanto, la cattedrale dorata che marciva virando al verde. L’odore dolciastro della decomposizione avrebbe nutrito nuovi legami, molti noccioli sarebbero gelati. Pochi avrebbero fatto la differenza.

E tutto, per anni, avrebbe significato quei primi limoni.

Vestiamo le prime volte di magia, nutrendole di speranze cadute e memorie corrose.

Si era svegliato, un giorno qualunque, odiando i limoni. Poi li aveva dimenticati. E solo in quel momento, senza una ragione, li aveva ritrovati.

E questi limoni erano diversi, come lui era diverso.  Tutto era diverso.

Non aveva incontrato una donna, né raggiunto una specie di nirvana.

Tra la scoperta del brillantante e i treni notturni, tra gli infissi e le volte acuminate dei pioppi, con la naturalezza di un risveglio, gli era venuta voglia di limoni.

E non dipendeva da nessuno.

Avrebbe comprato un chilo di limoni.

Era sicuro che sarebbero stati i migliori limoni del mondo, semplicemente perché aveva scelto che lo fossero. In quel momento, a quell’ora.

Aveva capito il valore di qualcosa che aveva già conosciuto, ma che non avrebbe più smesso di conoscere. E ogni volta sarebbe stato diverso.

I limoni, dunque. Qualche spicciolo e una fatica immane per allungare le dita fino al borsello, allacciarsi le scarpe e iniziare a camminare.

Il tempo necessario, la necessaria congiuntura per conquistare un altro centimetro di se stesso.

Delia Cardinale

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