Cammino, provo

la scarpa

stretta,

la cambio,

ci sono, sciarpa,

in strada, pioggia,

forse sono felice,

pian piano

matura sensazione,

arriva al petto,

freddo lo abbraccio,

aspettavo pioggia,

pozzanghere,

grigio vivace,

frizzante energia

dell’ascensore

mi attende.

I visi, i capelli qua e là,

il vento,

l’inverno che sbuffa,

i clacsons non suonano,

inerti, tutti

ascoltano camminando

l’attesa di gocce,

inseguono me,

un album di fogli,

stringo, abbraccio,

mi scappa una risata,

amo la pioggia,

ma no,

i miei fogli

non amano

la pioggia,

sono acquerelli

nati con acqua

ma temono l’acqua,

non vogliono

sciogliere legame

con il colore,

quel verde ascensore

che ti porta lento

ma svelto

da uno specchio

ad apertura

di porte,

sorrisi, sguardi,

sedie,

tanta invisibile

forza,

circola energia

da persona a persona,

tra chi si conosce

e chi no,

chi ha afferrato

sicura matita

e chi volteggia

tra sé e sé.

Il sé di tutti

volteggia,

improvvisa musica,

ossigenante danza,

movimento vissuto,

guardato,

tutti danzano

anche da fermi,

lei si muove

aggrappandosi

lieve come suono

di tamburo flautato

e sostenendosi

alle matite

leggere, pesanti

che ticchettano,

scivolano,

colpiscono,

accarezzano

il bianco

che esiste

ramificato

nel nero carbone,

nel rosso sangue,

nel gesso

che spolvera colore

sul che-mi-importa,

sul mi-lascio-andare

e dono l’anima

alla matita,

sa che farne lei,

matita stringe

un patto

con lei che balla

rapita dalla sua

danza,

fatta di cose, di persone,

di lei,

di noi,

di prima,

di ora,

tutto,

la scarpa giusta,

il caldo sciarpa,

i passi di pioggia,

il vento di attese,

le salite sorprese,

lo zenzero caldo,

i biscotti rumorosi

e il foglio, la matita,

la mano di musica

che crea danza

di un corpo

che è tanti

corpi,

di un’anima

che è tante

anime

che si riuniscono

poi in un’anima altra

che porta immagini

al mondo,

all’aria densa

di energia che vibra,

così densa che

puoi vederla

sulle mani sporche

di nero, di rosso,

di colori che cambiano

e che restano.

Ansia un po’,

eccitazione anche,

sangue liquido

bolle

sotto guancia

e si getta nel braccio

giù giù

fino al foglio

e si incanala

in polvere matita

e i minuti scorrono

ma il tempo

si allunga e

si restringe

come massa del pane

impastata da note

musicali

e cervelli mentali

in fuga

che lasciano spazio

a cervelli

di pancia,

hanno fame

i cervelli di pancia

e sono intelligenti,

senza troppe

spiegazioni,

sanno tutto,

si nutrono

del mondo,

di ogni piccolo

dettaglio,

non di cose chissà

quanto speciali

hanno bisogno

ma di ogni piccolo

dettaglio

che diventa

speciale

se ci si ricorda

come vedere,

come essere,

semplicemente

come vivere

con

INTENZIONE.

 

©Anna de Romita 2019

Fotografia di Annalisa Falcicchio

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