Quarantanove anni passati con gli occhi di ghiaccio e le labbra carnose e sempre leggermente dischiuse a pizzicare la chitarra, accarezzandone le corde, quelle dello strumento ormai diventato il prolungamento del suo braccio e quelle dell’animo più profondo dei suoi fans.

David Gilmour è tornato a suonare nelle platee di tutto il mondo – compresa quella dell’arena di Pompei – portando in tour il suo ultimo album: “Rattle that lock” che tra gli altri pezzi, contiene “Boat lies waiting”, brano dedicato all’amico Richard Wright. “Quando Richard non era su un palco, viveva nelle acque del Mediterraneo sulla sua adorata barca a vela – racconta Gilmour – navigava sensa sosta e, a volte, anche senza meta. Uno spirito libero”.

A questo punto si riavvolge il nastro della storia di un’amicizia nella quale le parole risultavano superflue e le note ne prendevano il posto. “Quel che mi è molto chiaro è che con nessun musicista al mondo ritroverò quell’armonia. Ho provato a suonare con altri tastieristi, ma non c’è niente da fare: Richard è insostituibile”.

 

 

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