Con “Rette coincidenti” si chiude la trilogia geometrica di Mirca Ferri. Già dal titolo, in
contrapposizione col primo capitolo della saga – “Lati scaleni” – si percepisce una sensazione di
ordine, di condivisione di spazi e di intenti. È quello che accade, in effetti: i tre romanzi ruotano
attorno alla figura di Melissa, dapprima adolescente e confusa, in preda ai flutti della scoperta del
mondo e dell’amore, e nell’ultimo capitolo si concretizza, finalmente, quella bonaccia dopo la
tempesta che il finale (e il titolo) del secondo episodio facevano presagire.
Ma le rette coincidenti di Melissa non devono trarre in inganno: non si tratta di piattume e
monotonia, di una vita che, da burrascosa, diventa scialba. Con la maturità, finalmente, si
concretizza la solidità dei sentimenti forti, che per tutta la giovinezza la ragazza aveva tentato
invano di costruire.
Quello che emerge di più, nelle pagine del romanzo, è proprio il solido senso di coesione e lealtà di
un gruppo di amici ben affiatato. È proprio intorno a questa famiglia allargata, che ruotano tutte le
vicende, ed è proprio per merito di questi rapporti limpidi ed emozionanti che la protagonista trova
la forza di stabilizzare quella vita che l’aveva vista attraversare una relazione violenta e la subdola
compagnia dell’anoressia.
Siamo nell’Italia dei giorni nostri, ormai, quel paese in cui una donna perde il lavoro perché osa
rimanere incinta, quella che sta sostituendo – lentamente ma inesorabilmente – le relazioni virtuali
dei social network a quelle reali, fatte di condivisione e solidarietà. Le rette coincidenti, invece,
sono quelle due linee infinite che hanno il coraggio di mettere in comune ogni loro punto, e in uno
scenario del genere a far da sfondo, questa impresa appare quasi un piccolo miracolo.
Non mancano ancora le difficoltà, nella vita di Melissa – come in quelle di ciascuno di noi – ma è
proprio grazie alle basi solide che ha costruito, che le riesce di superare anche la morte del padre, il
cui ricordo viene dipinto con tratti leggeri e commoventi.
Nel commento a “Direzione ipotenusa” avevamo scritto che ciascuno è prima di tutto solo
con i suoi fantasmi, ed è dopo averli affrontati e sconfitti, che potrà trovare una direzione alle
proprie relazioni. Negli altri due romanzi questi fantasmi tornavano spesso, ogni volta che la vita
sembrava prendere una direzione lineare, e scompaginavano tutte le carte. Questo non vuol dire
che in “Rette coincidenti” gli spettri siano scomparsi: tutt’altro. Ci provano a tornare, a infestare, a
scombinare, ma finalmente vengono sconfitti, ricacciati nell’oscurità, esorcizzati.
L’ultimo capitolo della trilogia è il trionfo della vita – nonostante si concluda con una morte – ed è
per questo che, nel finale, diventano tutti protagonisti: non solo Melissa, dunque, ma tutti coloro
che le sono stati accanto e l’hanno aiutata a diventare quello che è.

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