Cosa succede nel mondo della musica in questo autunno del 2021?
Fra le uscite che vorremmo segnalare, ne spiccano un paio di spessore:

TOM MORELLO: THE ATLAS UNDERGROUND FIRE
Se vi state chiedendo della nuova uscita del chitarrista e compositore di Rage against the machine e Audioslave, se vi state interrogando sul fatto che sia una semplice trovata commerciale per smuovere un po’ le acque, beh: a mio modo di vedere non è così. E’ vero che si tratta di una lunga lista di collaborazioni eccellenti, il che potrebbe indurre a pensare che l’eclettico musicista di New York avesse bisogno di raccogliere un po’ di nomi illustri per far parlare di sé, ma l’ascolto racconta tutta un’altra storia: l’album è composto di 12 tracce, tutte molto ispirate, ognuna diversa dall’altra. Sembra che ogni canzone sia cucita addosso agli interpreti che la eseguono con lui, e l’impresa era tutt’altro che semplice, dato che la maggior parte degli artisti presenti sono nomi nuovi e innovativi del panorama indie-rock statunintense. Se con Grandson, Morello ha “giocato in casa” (sembra quasi di ascoltare i Rage aganist the machine rimodernati), con Phantogram, Mike Posner e Phem ha dovuto davvero reinventarsi, pur rimanendo sé stesso. Spiccano anche i nomi dei Bring me The Horizon – esponenti di spicco della scena Metal moderna – e di un soprendente Bruce Springsteen che interpreta la cover di “Highway to hell” assieme a Eddie Vedder, forse unica concessione al classic rock dell’intera tracklist. Per concludere, il brano suonato con Chris Stapleton – cantautore folk – richiama tanto alla mente un particolare brano degli Audioslave da far venire i brividi: Chris Cornell è di nuovo fra noi?

LOW – HEY WHAT
Il nuovo album di inediti dei Low è un viaggio fra meandri oscuri e affascinanti. Sembra dover esplodere da un momento all’altro, ma non lo fa mai, rimane sempre in una penombra fatta di suoni elettronici, a volte quasi rumorosi, eppure con melodie suadenti, ammalianti

Tornando alle altre uscite, da segnalare il singolo dei già citati Bring me the horizon, band molto interessante, di culto fra i giovanissimi, anche se questa “DiE4u” personalmente non mi convnce molto – strizza l’occhio più all’emo che al metal – ma le oltre 4 milioni di visualizzazioni in un mese solo su YouTube danno ragione a loro. Impossibile ignorarli, ormai, se su Instagram hanno più follower degli U2.
E a proposito dei 4 irlandesi, c’è un nuovo singolo, incluso nella colonna sonora di “Sing 2”. Anche questo, mio avviso, non è indimenticabile, ma ovviamente fa parlare di sé.
Rimanendo nell’ambito dei mostri sacri, come non citare la nuova uscita dei Radiohead “Follow me around”, inclusa fra gli inediti dell’edizione per il ventennale di “Amnesiac” dal titolo “Kid A Mnesia”.

THE KILLERS – PRESSURE MACHINE
Un album insolitamente intimo e autunnale per i The Killers, che pure appare molto ispirato. La band di Las Vegas sembra tornata a saper scrivere belle canzoni, negli ultimi due anni, e questa non può che essere una buona notizia. Impossibile non sentire assonanze con il Boss.

Concludiamo la carrellata sul rock straniero, segnalando un’ottima Lilith Czar, di cui includiamo un brando nella Playlist

E in Italia, nel frattempo?
Nel nostro paese non succede niente.
A mio modesto parere, dopo un paio di decenni in cui la musica nostrana sembrava essersi quasi allineata a quella oltremanica o oltreoceano, sfornando artisti di assoluto rilievo, oggi assistiamo a un appiattimento delle nuove uscite su livelli dimenticabili. La trap nostrana non ha niente a che vedere con quella straniera, che in alcuni casi può essere assolutamente rispettabile. C’è sicuramente del buon hip-hop, ma è un genere del quale non mi azzardo a parlare, perché lo pratico pochissimo.
La musica di qualità torna ad essere appannaggio dei cantautori, dunque, ma anche in questo settore non si segnalano uscite degne di nota da prima dell’estate. Mi va di citare, dunque, soltanto l’album di Cosmo, pur se uscito anch’esso ormai da qualche mese.
E il rock?
Ahi.
Qui arrivano le note dolenti.
Le uniche uscite che fanno parlare di sé, in questo settore, sono i Fast animals and slow kids  e i Maneskin. I primi, ormai annacquati e imborghesiti, hanno perso per me ogni interesse, pur avendoli amati moltissimo in passato. Sui secondi non spendo parole.

Ecco la playlist aggiornata su Spotify, potete salvarla fra le preferite.

Testo di Manlio Ranieri

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