la tua voce come il coro delle sirene di Ulisse m’incatena
ed è bellissimo perdersi in quest’incantesimo

[Sentimiento nuevo, La voce del padrone, Battiato, 1981]

1981, esce il famoso La voce del padrone. Dopo gli anni precedenti di  Fetus (1971), Pollution (1972), L’era del cinghiale bianco (1978), improntanti più all’elettronica e alla sperimentazione; son felice di essere un Beta (Beta, Pollution, 1972) o meccanici i miei occhi […] in un laboratorio il gene dell’amore (meccanica, Fetus, 1971) parole tipiche del primo battiato, del tutto fuori strada rispetto ai canoni semantici del tempo. Oggi diremmo che non hanno senso,  ma Battiato prima di essere un musicista è un intellettuale, e ogni testo è una miniera a cielo aperto di citazioni e storie di pensiero. I primi album [fetus, pollution, L’era del cinghiale bianco] sono un trionfo di sintetizzatori e testi d’avanguardia. Ti sei mai chiesto quale funzione hai? [Il silenzio del rumore/ delle valvole a pressione/ I cilindri del calore /serbatoi di produzione], esempi del testo d’avanguardia che mette all’erta l’uomo moderno (degli anni 70) contro i processi industriali che lo alterano [Anche il tuo spazio è su misura /Non hai forza per tentare /Di cambiare il tuo avvenire /Per paura di scoprire /Libertà che non vuoi avere]. Più avanti in personal computer  [Mondi Lontanissimi, 1985], “..mi sono comprato un personal computer, ma il mio cuore soffre un po’ di aritmia”, più chiaro di così. Pur vivendo nella contraddizione di usare sintetizzatori (che erano un’innovazione tecnologica), Battiato sin dalle prime produzioni lotta contro il contemporaneo, fino a sventolare la bandiera bianca [La voce del Padrone, 1981]. L’approdo alla new wave a partire dall’elettronica pura, avviene, con l’anticipazione di L’era del cinghiale bianco (1978] dove nel testo omonimo è già  possibile rintracciare la vena creativa tipicamente 80’s che lo renderà famoso. Studenti di damasco vestiti tutti uguali […] l’ombra della mia identità, stralci dal testo di L’era del cinghiale bianco come preludio al trionfo della new wave autentica  di La voce del Padrone (1981). La musica di Battiato, se prescindiamo dalle decadenze degli anni novanta (L’imboscata, 1996) fra le quali figura La cura, tentativo di unire storia e presente, musica elettronica e godibilità sociale, oltre a ciò soprattutto negli anni 80 (Patriots, 1980 – L’arca di Noè, 1982 – Orizzonti perduti, 1983,- Mondi Lontanissimi, 1985 – Fisiognomica, 1988) è una lotta contro il contemporaneo, fino a giungere alla sua conseguenza più ovvia: il nichilismo. Giù dalla Torre butterei tutti i teatranti […] e salverei chi non ha voglia di fare niente e non sa fare niente [La torre, L’arca di Noè, 1982] o ancora Non ho voglia di leggere e di studiare, ma passeggiare sempre avanti e dietro per il corso o in galleria (Tramonto Occidentale, Orizzonti perduti, 1983). Adeguarsi ai tempi o produrre una musica apparentemente non-sense? In quest epoca di pazzi ci mancavano gli idioti dell’orrore (Bandiera Bianca, 1981) A Beethoven e Sinatra preferisco l’insalata a Vivaldi l’uva passa che mi dà più calorie (ibidem). La voce del padrone è l’unione tra la macchina elettronica e il pop, creando un mostro spaventoso chiamato new wave. Difficile non conoscere centro di gravità permanente,  summer on a solitary beach, cuccuruccucu paloma, gli uccelli ecc.., essendo parti essenziali di un disegno di significato che influenzerà le scelte di grandi registi come Nanni Moretti (la famosa scena in cui Michele Apicella in Bianca è in spiaggia sulle note di Scalo a Grado, da L’arca di Noè, 1982). Battiato, con la sua new wave simbolo degli anni ottanta italiani diversi dal cantautorato classico, orientata più ad aperture europee. Erano gli anni di Bowie e dello sviluppo dell’elettro pop. La voce del padrone è dunque il simbolo della lotta al contemporaneo, come lo era già  Patriots del 1980 (la musica contemporanea mi butta giù). Paolo Conte diceva che la contemporaneità lo inquietava, lo distraeva dalla creazione artistica, posizione simile quella dell’anacoreta-elettronico Battiato. Sicuramente Battiato non è stato un cantautore impegnato, questa posizione sarebbe stata troppo sensata. I movimenti musicali tipici dell’elettropop, i balli strambi, le contro citazioni (minima immoralia ad esempio, quanti sanno che è una storpiatura di Minima Moralia del filosofo Adorno?), sono un’architettura contro la denotazione classica cantautoriale. Non c’è un senso nell’umano vivere, peggio poi se si tratta di un vivere italiano. Non resta che restare soli di sabato sera (Gente in progresso, Orizzonti Perduti, 1983) e rifugiarsi nelle letture edificanti.

 Giovanni Sacchitelli

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