Dopo il successo de Le Sorelle Macaluso, Emma Dante torna al cinema dal 16 novembre con MISERICORDIA, tratto dall’omonimo capolavoro teatrale, capace di incantare e commuovere con la sua profonda umanità.

Ci troviamo in Sicilia, in un piccolo borgo marinaro di casupole in pietra grezza, in mezzo a rifiuti e rottami. Alle spalle una montagna maestosa. Qui nasce e cresce Arturo, figlio della miseria e della violenza, qui muore la sua mamma mettendolo al mondo. Betta, Nuccia e la giovane Anna, prostitute come lo era sua madre, se ne prendono cura come se fosse un figlio, nella misericordia di un amore disperato fatto di carezze e insofferenza, crudeltà e tenerezza.

misericordia emma dante
Ph: Marie Gioanni
misericodia emma dante
Ph: Marie Gioanni

Bentrovata Emma e benvenuta al DB D’Essai. Se sei d’accordo partirei dal titolo del film: che cosa vuol dire per te “Misericordia”?

“Misericordia” è una parola che deriva dal latino, ha in sé “miseria” e “cuore”. Spesso viene associata al divino, ma la mia è piuttosto una misericordia laica, un sentimento umano che dobbiamo accudire perché, sai, lo perdiamo spesso. Credo che la misericordia sia la traccia di un grande amore, della sua presenza, un sentimento che ci deve riguardare e che non ha alcun legame con la pietà. Quando assistiamo a delle tragedie proviamo misericordia poiché la tragedia ci riguarda, deve riguardarci. La misericordia va a fondo, è uno sguardo che si posa sul dolore, un dolore comune.

Nella locandina uno dei personaggi è ritratto accanto a una pecora. Guardandoli, mi è venuta in mente la parabola della pecora smarrita. È una mia fantasia?

L’accostamento non è intenzionale ma la tua potrebbe essere una lettura, sì. Appartengono entrambi a un mondo pastorale, si danno conforto reciprocamente, Arturo è una creatura ibrida perciò vicina alla pecora, è un diverso. Hanno entrambi una strada accidentata da percorrere. E poi, se ci pensiamo bene: chi è davvero perso in questo mondo? Arturo? La pecora? O noi?

Due anni fa, ai cantieri Koreja di Lecce, ho avuto il piacere di intervistare Manuela Lo Sicco, aveva da poco vinto il prestigioso premio UBU come miglior attrice proprio grazie alla sua interpretazione di Nuzza, una delle tre donne protagoniste di Misericordia nella sua versione teatrale. Quel giorno mi ha parlato del lavoro sulla lingua usata per sondare l’intimità dei personaggi e in particolare del “dialetto del corpo”.

Sì, i corpi gesticolando parlano, i corpi sono in grado di comunicare senza parlare. Perciò uso la gestualità tanto quanto le parole, i gesti e le parole devono avere lo stesso peso, trovarsi allo stesso livello. Se ci pensi si possono costruire interi dialoghi senza usare una sola parola, la capacità di intendere il filo del discorso rimarrà all’interno della comunità che condivide quel linguaggio. A me questa imperfezione interessa molto. Amo il pensiero di stare dentro una strada non asfaltata. Come diceva Pina Bausch: “non mi interessa come si muovono le persone, mi interessa cosa le muove”.

misericordie emma dante
Ph: Marie Gioanni
misericordia emma dante
Ph: Marie Gioanni

Che lavoro di trasposizione è stato necessario fare per passare dalla versione teatrale a quella cinematografica?

Dunque, in teatro lo spazio è costruito attraverso i corpi partendo da linee precise. Nel film invece ci sono segni, riferimenti geografici come la montagna, gli animali, il mare. Il paesaggio è lo specchio dei personaggi, romba, perde pezzi, cova e di tanto in tanto esplode in una rabbia minerale. Diciamo che la versione teatrale e quella per il cinema sono due figli diversi ma con lo stesso DNA. Voglio bene a entrambi.

Misericordia è un ritratto poetico e struggente, la rappresentazione di un inferno contemporaneo. Perché la scelta di narrare questo spaccato di umanità?

Misericordia racconta una realtà squallida, intrisa di povertà, analfabetismo e provincialismo, esplora l’inferno di un degrado terribile, sempre di più ignorato dalla società. Racconta la fragilità delle donne, la violenza che continua a perpetuarsi contro di loro, la loro disperata e sconfinata solitudine. Nel mondo esiste la povertà, la disperazione, esistono posti in cui le donne subiscono la mercificazione da parte degli uomini. Mi sento più a mio agio a raccontare gli ultimi, mi viene naturale. 

Arturo è costretto a vivere da orfano mentre Nuzza, Anna e Bettina si prendono cura di lui. Se la diversità è un recinto che vincola tutti, è anche il fulcro di una certa liberazione emotiva?

Nel film Arturo ha 18 anni, in alcuni momenti sembra un bambino, in altri vecchissimo. È nato difettoso, si muove in modo strambo, partecipa al mondo con un animo diverso, guarda alle persone intorno a sé come alla montagna che scala: senza paura. È una creatura ibrida, né maschio né femmina né adulto né bambino non è formato, ma in realtà cresce, una creatura che sta imparando a vivere e ha diritto a un futuro nonostante il padre lo voglia uccidere. Arturo è un invisibile fra gli invisibili e deve combattere, come tutti a Contrada Tuono, per la sopravvivenza, ma il suo sguardo è puro, diverso, perciò porta con sé la speranza. Sai, i diversi sono gli eletti, hanno la capacità di stare in comunicazione col mistero, lui per esempio è in stretto rapporto con la Montagna, che è la sua Grande Madre e con il Mare. Queste due massicce presenze sono i suoi genitori. Anzi, i genitori di un’intera comunità. 

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Ph: Marie Gioanni

A proposito di genitori, in Misericordia affronti il tema della maternità e della famiglia. Che tipo di famiglia?

Misericordia è il disegno di una famiglia costruita, non tradizionale, una famiglia naturale. Le famiglie naturali non hanno la necessità di essere costruite, nascono autonomamente, con naturalezza. Arturo è un ragazzo problematico, ipercinetico, gira continuamente su se stesso, così come fa il film. Per me la maternità è così: indicibile, irrazionale. La famiglia, in definitiva, per me è il gruppo di persone che si prendono cura delle altre persone.

Il tuo personale rapporto con la terra d’origine?

Mi sto allontanando da Palermo per delle questioni logistiche, me ne vado insieme alla mia città. Sai, mi sono costruita un racconto talmente grande, talmente viscerale che la mia terra l’avrò sempre dentro. Inevitabilmente. Credo sia una madre tremenda, ma la custodisco e la porto con me. Perciò non mi preoccupo, sono serena, sento di poter andare ovunque, trasferirmi in capo al mondo: in quanto figlia della mia terra, mia madre sarà con me. Sempre.

Grazie Emma.

Misericordia è interpretato da Simone Zambelli, Simona Malato, Tiziana Cuticchio, Milena Catalano, Fabrizio Ferracane, Carmine Maringola, Sandro Maria Campagna, Marika Pugliatti, Georgia Lorusso, Rosaria Pandolfo; diretto da Emma Dante, anche autrice del soggetto (tratto dalla sua omonima opera teatrale), è scritto da Emma Dante, Elena Stancanelli e Giorgio Vasta; fotografia Clarissa Cappellani; scenografia Emita Frigato; montaggio e sound design Benni Atria; costumi Vanessa Sannino; musiche Gianluca Porcu; casting Maurilio Mangano; aiuto regia Cinzia Castania; fonico di presa diretta Gianluca Costamagna; montaggio del suono Francesca Genevois; montaggio effetti sonori Francesco Albertelli, Fabrizio Alviti. Una produzione Rosamont con Rai Cinema, con il sostegno della DG Cinema e Audiovisivo e del Fondo per l’Audiovisivo Friuli Venezia Giulia, prodotto da Marica Stocchi, produttori esecutivi Gianluca Arcopinto e Marcello Mustilli.

Cristina Carlà

 

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