Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi l’amore sarei come il bronzo che risuona o il cimbalo che tintinna.

San Paolo, inno all’amore, Lettera ai Corinti. 

Ambientato nel 1750, descrive le vicende legate alle “Missioni”  in una zona dell’america del sud a confine tra Paraguay, argentina e brasile, nel pieno dell’azione dei conquistadores. Gli indigeni della zona, ancora allo stato selvaggio e animalesco, devono essere convertiti alla parola di Cristo, perché questa è la missione autentica di ogni buon cristiano, portare luce nel buio dell’anima di chi ancora no sa di essere figlio di un Dio. Il processo di introduzione alla parola di Dio è molto spinoso e difficile, tanto è che il film inizia con la scena di un monaco che viene crocefisso e buttato nelle cascate (ambientazione tipicamente tropicale). Segno tangibile di una derisione del simbolo cristiano per eccellenza. Gli indios sono parte del genere umano ma partecipano ancora dell’animalità tipica delle bestie selvagge. Eppure sono creature viventi, quindi vanno riportate sotto la giurisdizione del Padre. Ad una di queste missioni fa capo Padre Gabriel (impersonato dal magistrale Jeremy Irons) che insieme ad altri monaci gesuiti porta avanti l’opera di evangelizzazione e salvazione delle anime degli indios; Padre Gabriel si avvicina a questa comunità tramite il suono di un flauto (che suona le note di Ennio Morricone, autore delle colonne sonore bellissime del film), un po’ alla volta i selvaggi riconoscono il potere gioioso dello strumento e abbandonano le loro intenzioni omicide. Padre Gabriel crea una comunità, una missione, ovvero un tentativo di introduzione dei selvaggi alla vita civile e associata, incorniciata nel culto del Cristo. Padre Gabriel insegna ai selvaggi a suonare, sono anime portate alla musica, nonostante le apparenze di brutalità. La pace è fatta con gli indios che decidono di fidarsi degli europei  e instaurano un rapporto di amicizia. Le missioni sono anche un centro commerciale e di lavoro comunitario, delle vere e proprie città in miniatura. Acerrimi nemici di queste zone franche sono i commercianti di schiavi e i conquistadores spagnoli e portoghesi; le missioni stanno per essere cedute in mano ai portoghesi (la cui corona è notoriamente atea) e l’unico che può realmente salvarle è la santa sede.

Per questo motivo  il papa  (Clemente XIII) decide di visitare queste zone per verificare il progresso reale nell’evangelizzazione dei selvaggi e i benefici che se ne ottengono; salvarle dipenderà esclusivamente dal suo giudizio, se troverà i selvaggi veri uomini o un pericolo da debellare. In questa storia di contemplari et  contemplata aliis tradere (S. Tommaso) si innesta un’altra vicenda di espiazione dai peccati: quella di un brutale commerciante di schiavi: Rodrigo Mendoza, il quale vede gli indios come merce di scambio e non esista ad ucciderne qualcheduno se la situazione lo richiede. Egli inoltre uccide il fratello per gelosia della propria compagna, unicamente per salvare il proprio onore. Non sembrerebbe affatto un buon cristiano. Ma, strano a dirsi, egli grazie alle parole di speranza di Padre Gabriel riesce a riparare le sue colpe. Il suo contrappasso terreno consiste nel portare sulle spalle la sua pesante armatura per i sentieri ispidi e pericolosi della foresta tropicale.  Supera la prova e piange come un bambino per la fede ritrovata. Decide di diventare un gesuita e di sottostare alla disciplina dura delle leggi stilate dalla compagnia di Gesù. Regole militari. Rodrigo partecipa alla vita di comunità, diventa amico dei selvaggi, legge costantemente la sacra scrittura e le epistole di Paolo Apostolo.

Il viaggio del papa nelle terre selvagge volge quasi al termine, sembra quasi convinto a conservare l’integrità di quelle terre, tuttavia decide di lasciarle in balia di se stesse, in mano ai portoghesi. Quest ultimi mettono a ferro e fuoco le comunità, allora i monaci (tranne padre Gabriel) decidono con l’appoggio dei selvaggi, di contrastare con le loro armi rudimentali (frecce, lance e qualche pistola) l’invasione dei nemici. Mendoza è in prima linea, cerca di fare il possibile, costruendo cannoni  di legno, per fermare l’avanzata dei portoghesi. Perde la vita sul campo, così come tutti gli altri monaci gesuiti. La vittoria finale dell’occidente cosiddetto civile contro i buoni propositi di quell’altro occidente cristiano che non vede differenze tra bianco e mulatto, bensì considera tutti degni di amore e rispetto, ma non tutti la pensano allo stesso modo.

Giovanni Sacchitelli

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