“She’s gotta have it” parla di te, di me, di tutte e tutti noi. Parla di chi siamo o di chi vogliamo diventare. Parla di cos’è oggi l’America e di come è diventata l’Europa (sempre più popolata da comunità eterogenee).http://clkuk.tradedoubler.com/click?p=71740&a=2119354&g=17849444
“She’s gotta have it” racconta di una donna camaleontica in preda alla curiosità e alla sete di vita ma non solo…

“She’s gotte have it” è una serie tv che riprende, a oltre trent’anni di distanza, l’esordio cinematografico di Spike LeeNola Darling (She’s Gotta have it)-1986”, presentato alla 39esima edizione del Festival di Cannes e vincitore del “Prix de la Jeunesse”.

“She’s gotta have it” racconta di una New York idealista e progressista colta dall’avvento di una nuova era e dalle sue derive, il trumpismo.

Prodotta da Netflix , la serie, nera e ancor più femminista dell’opera ispiratrice, è capace di agganciare l’audience con dialoghi ironici e pungenti che affascinano (donne e uomini) per la loro libertà nel rivelarsi al tempo stesso spregiudicati e glamour. Grazie a una sceneggiatura capace di divertire, intrattenere e far riflettere.

Con“She’s gotta have it”  la palingenesi cinematografica femminile si compie. La voce della protagonista, Nora Darling, una donna bella, intelligente, creativa e fragile, si diffonde da Brooklyn ai social attraverso l’arte che diventa strumento politico di autodeterminazione della cultura nera femminile.

Finalmente, dopo anni passati a guardare film e serie tv in cui la donna rappresentava il prodotto del narcisismo maschile si può realmente dire che la musica è cambiata. Così come l’immaginario di tutte e tutti noi.

E la serata dei Golden Globe con il trionfo del pensiero femminile, degli abiti neri e dei discorsi impegnati contro gli abusi fisici e psicologici esercitati contro le donne, l’ha certificato al mondo intero. Un mondo che ha sussultato nell’ascoltare le parole sferrate da gran parte delle attrici intervenute alla kermesse. Lo stesso mondo che ha fermato il suo respiro durante l’impavido intervento di Oprah Winfrey che ormai americani e non sognano di veder concorrere contro Trump alle prossime elezioni.

Un uomo, un regista, un autore, un nero, mister Spike Lee, dà vita (nuovamente) a un personaggio femminile appartenente a due sottoculture, capace di agire secondo le proprie regole e di guidare gli altri personaggi (donne e uomini) verso l’assimilazione di queste regole.

Il processo di normalizzazione dell’anomalia freak si compie e crea simbologie di riferimento non più etichettabili.
Finalmente si assiste sullo schermo al superamento della donna rappresentata come significante per l’altro maschile come teorizzava la critica inglese Laura Mulvey negli studi dedicati al cinema classico:“Vincolata a un ordine simbolico in cui l’uomo fa vivere le sue fantasie tramite il dominio del linguaggio, imponendole un posto di portatrice non di creatrice di significato” (‘Visual pleasure and narrative cinema’ L.M.). In questa serie si capovolgono gli schemi stantii e si compie la creazione.

Il regista lascia che il personaggio femminile crei se stessa. In un processo di scoperta che si sviluppa in 10 capitoli di 34 minuti costellati di simbologia nera, femminista, ecologista, consumista, piena zeppa di riferimenti alla cultura pop, alta, bassa e alla musica. Si rappresentano le contraddizioni di una società aperta e ottusa allo stesso tempo, in cui i dilemmi esistenziali si replicano ma evolvono in nuove soluzioni.

Perché guardare She’s gotta have it?

 

1-Troverete le risposte alla domande di una vita che avreste desiderato avere o che avete. Risposte che è giusto che chiunque possa cercare, riformulare e risignificare. Come? Partendo dal chiedervi: “ Sono la donna che vedo io o la donna che vedono gli altri?”N.D. E per gli uomini vale lo stesso. La galleria dei personaggi maschili rende onore al genere smascherando gli archetipi classici di virilità attraverso un gioco che li rivela in tutta la loro umanità e modernità.

2-Ogni puntata è girata da un unico regista: Spike Lee. L’omogeneità della regia e della scrittura è cosa rara nel mondo delle serie tv scritte e girate da autori differenti. Dopo essersi concentrato su una galassia di personaggi maschili, Lee torna a ri-scrivere un personaggio femminile originale, libero e volitivo che non si lascia schiacciare dai condizionamenti sociali ma crea condizionamento. E rovescia con leggerezza dogmi secolari legati alle donne e alla comunità  nera. Come? Giocando coi luoghi comuni senza mai ridicolizzarli.

Il regista Spike Lee nell'introduzione di She's gotta have it .
Il regista Spike Lee nell’introduzione di She’s gotta have it .

3-In ogni puntata ricorderete o conoscerete un album della BAM (Black American Music) e non solo. Ogni puntata dedica una sequenza a un album di riferimento. Uno su tutti? “Around the world in a day” di Prince.

4-Gli outfit della protagonista sono così easy-cool che vi ispireranno.

5- Guardare questa serie tv  vi aiuterà a cercare la Nola Darling dentro di voi.

“She’s gotta have it” si rivolge a un pubblico desideroso di lasciare la propria impronta nel mondo. “She’s gotta have it” colpisce nel punto focale in cui si concentrano le energie per sprigionare tutto il potenziale creativo delle donne (delle persone) che vogliono generare se stesse e il proprio universo di valori.

“She’s gotta have it”  è un invito all’azione. E’ la serie perfetta per chi ha voglia di raccogliere tutte le lezioni imparate ed è pronto a sperimentarle per creare la propria ricetta di vita.

Voglio sottolineare che l’unica ragione per cui parlo è per dare un chiarimento sul mio nome. Non lo faccio perché mi curo di ciò che dice la gente […] Mi considero normale, per quello che può valere, ma qualcuno mi chiama ‘stramba’ e io odio questa parola. Non credo nelle etichette. Ma cosa ci posso fare. Che cosa è successo? Sono me. Non sono una donna uomo”.

Nola Darling 1986.

She’s gotta have it trailer

Lara Angelillo
Journalist, Social & Digital Specialist, Event planner.
‘Guardare le serie tv is the new uscire’.

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