Sempre più spesso mi capita di leggere giudizi carichi di astio nei confronti artisti che non si apprezzano. Il caso Sorrentino è lampante, negli ultimi giorni: la mia bacheca è infestata da gente che fa battute ironiche sul “poter vivere facendo a meno di vedere il film di Sorrentino” o di giudizi sprezzanti di chi “ha buttato due ore della propria vita a vederlo”.
Ora: che lo stile di un artista non incontri i gusti di qualcuno è sacrosanto. Nulla di male. Siamo liberi di apprezzare o non farlo. Quel che proprio non capisco è come si faccia a ergere a giudizio universale un proprio gusto personale, peraltro espresso nei confronti di un regista che ha vinto fior di riconoscimenti internazionali – praticamente tutti i più importanti – da parte di giurie qualificate. Non di opinionisti da salotto.
Credo che esista una forma di invidia, per non dire frustrazione, dietro questi atteggiamenti.
Dietro un prodotto artistico c’è lavoro, c’è forse anche un percorso di crescita, emozione, formazione di tutti coloro che vi partecipano, a qualsiasi titolo, e certi commenti mostrano di non rispettarlo minimamente.
E’ come se ognuno si sentisse in grado di fare qualsiasi cosa, anche il lavoro del regista, del musicista, dell’attore, dello scrittore.

Oggi mi è capitato un articolo di “Internazionale” che nominava come disco italiano dell’anno il lavoro di un’artista che anch’io ritengo molto valida. Un lavoro tutt’altro che semplice, intendiamoci, per niente orecchiabile, per cui opinabile. Può non piacere, me ne rendo conto, anzi: è molto facile che non piaccia. Ma mostra una maturità e una modernità che, nell’ambito della musica italiana, è una rarità assoluta.
Ebbene: i commenti a questo articolo erano tutti – ribadisco TUTTI – insulti o inviti più o meno veementi all’autore dell’articolo a cambiare lavoro, perché non capisce niente.

Viviamo nell’epoca in cui chiunque si arroga il diritto di saper fare qualsiasi mestiere. Soprattutto, viviamo in un’epoca in cui quello degli artisti non è considerato un mestiere.
Se l’odio arriva a infestare la fucina delle emozioni, ci aspettano tempi bui.

Manlio Ranieri

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