Esattamente, cos’è che spinge le persone a parlare tutte di uno stesso argomento, a dover dire a tutti i costi la propria, solo perché in quel momento ne stanno parlando tutti?
E’ forse quello stesso meccanismo che spinge le masse a desiderare un capo d’abbigliamento solo perché ce l’hanno gli altri? A vestirsi uguali agli amici, sacrificando così del tutto la propria unicità ad un senso di appartenenza al branco?
Personalmente, quando vedo addosso a qualcuno la stessa maglietta o lo stesso giubbotto che ho io, immediatamente per me quel vestito perde un po’ del suo valore: è come se non fosse più solo mio, come se perdesse quel potere di esprimere esteriormente il mio mondo interiore.
Perché l’abbigliamento è anche un po’ questo, non credete? E’ un modo di comunicare, di comunicarci.

Certo, con i pensieri non si può fare lo stesso discorso: ci sono pensieri così urgenti ce hanno assolutamente il bisogno di essere espressi, in qualche modo. E meno male.
Non mi riferisco a quelli, naturalmente.
Non possiamo negare, però, che il mondo dei social network, oggi – un po’ come facevano le chiacchiere da bar nel ventesimo secolo – ci spinge a dover esprimere a tutti i costi la nostra opinione sull’argomento del momento, anche se, in realtà, fino a ieri non ce ne interessava più di tanto.
Può essere il necrologio della persona famosa, venuta a mancare improvvisamente – certi cantanti che fino a un giorno prima tutti snobbavano e, appena passati a miglior vita, godono improvvisamente di una settimana di celebrità che si erano sognati per tutta la carriera, ma sempre con le stesse tre canzoni, badate bene: mai che qualcuno si sforzi di scavare un po’ di più nei propri ricordi; forse perché, diciamocelo, tanti ricordi legati a quel personaggio non ne ha.
Può essere la prestazione della nazionale di calcio oggi e la nuova variante del virus domani, oppure il nuovo tormentone musicale estivo, che divide il pubblico fra amore e odio.
L’importante è essere sul pezzo.

E se, invece, cercassimo di scavare più a fondo nei nostri pensieri più intimi?
Ne abbiamo?
Siamo unici, o solo una goccia della massa che compone questa società liquida?
Che poi, quando è morto Zygmunt Bauman, il necrologio su Facebook gliel’avete fatto, vi ho visti. Anche se fino al giorno prima non ne avevate mai sentito parlare.
Noi di Colori Vivaci Magazine preferiamo sempre le persone, non le masse. Vi va di essere dei nostri?

Testo e fotografia di Manlio Ranieri

 

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