El amor no existe.
El amor se inventa.

Immaginiamo una lunga tavola estiva, sotto quelle calde serie di luci tonde che fanno estate più che Natale, che ti confortano come le palline Zigulì quando eri piccolo, di quelle sere che serve la giacca leggera, ma che c’è anche il buon vino a riscaldare.
Immaginiamo gente adulta che si ritrova, e che si concede l’intimità delle parole condivise. Tutti cinquantenni, più o meno. Di quell’ età in cui arriva una certa calma nel dire le cose, fatta di saggezza, qualche affanno in meno, bellezza composta, in cui il sentire si fa più profondo e lieto (sì, lo so che molte sensazioni le sto immaginando ma lasciatemi fare, può darsi che io ci abbia preso) e la sensualità è ancora prorompente sia negli uomini che (…caspita!)  nelle donne.
Nel primo capitolo Iaia Caputo narra questo aneddoto che le è poi fiorito in testa portandola alla stesura di questo catartico libro. Ahimè, non lo troverete finchè non si decideranno a ristamparlo, a meno che non vi avventuriate in meandri alternativi. Ma parliamone qui e adesso.

Insomma siamo a questa grande tavolata.
A un certo punto riescono ad aversi notizie di Guadalupe, a cui tutti tengono un sacco, sembra, ma che  non è riuscita a essere presente. Di lei si dice che està muy enamorada. Come? Allora non sta più con Fritz? Interviene uno degli uomini al tavolo, forse con una mano che vagola nel gesto che indica le esagerazioni. Guadalupe come poteva essere “Enamorada, enamorada, ma se sta con suo marito da vent’anni!”
Sì, certo, lei e Fritz si erano lasciati. Ma ora erano di nuovo insieme. Gli risponde la donna al tavolo – che è tutte noi. “Perchè, mio caro, las mujeres, el amor lo enventan. El amor no existe. El amor se inventa.” A questa frase le donne al tavolo avevano assentito in un placido sorriso di intesa. Gli uomini si erano limitati al silenzio.
Se inventa. Creazione. Fantasia anche dove sembra esserci agonia. L’amore e le sue storie lievitano con i pensieri, le emozioni, la cura, i sogni, e anche con le illusioni. Mentre lievitano possiamo percepirne i toni più bassi. Quando si riesce a badare ai toni bassi nell’ascolto (non solo della musica o delle storie d’amore, ma della vita, proprio) liquide e continue sfumature portanti si rivelano al nostro sentire. E mentre contempliamo l’incedere andante e spesso confuso di ciò che pur avviene in superficie è il movimento in basso quello su cui galleggia agile tutto il resto.
Chiediamoci se noi siamo là dove l’amore semplicemente accade o se siamo dove l’amore si sta inventando. Le forze creatrici autentiche sono quelle come i frammenti di marmo negli occhi dopo le martellate per scolpire, lo scavo tormentato di qualcosa che si trasforma in  un mondo intero di parole vive, gli schizzi guidati furiosi, a un certo punto, su situazioni che sembrano non rivelare nulla, al momento, se non dolore. E’ di questa intensità che è fatta l’invenzione dell’amore, e di questa struggente sofferta che poi si fa assoluta, bellezza.

Se l’amore non esiste si può inventare.

Perchè di Fritz a tavola nessuno ha detto “Està muy enamorado?” Uhm.
Possiamo scegliere di essere e di stare lì dove el amor se inventa. O di restare analfabeti dei sentimenti considerandoli bagatelle inutili accettando che di Fritz tutti vorranno solo sempre sapere che lavoro fa e quanto guadagna a fine mese.

Photo by Yale Cohen

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