Cosa vedi quando mi guardi? Riesci ad andare oltre la materia di questo mio corpo? Attraversa i miei occhi e penetrami nelle cellule. Puoi cogliere qualche scintilla del mondo che abita la mia essenza? Vedi tutto questo spazio immenso che ho creato? È frutto del tuo vuoto e del tuo silenzio con i quali ho trivellato la mia coscienza.
Giorno dopo giorno ho scavato tra pro e contro, radendo al suolo tutto ciò che mi faceva star male quando cercavo te in me.
Guarda cosa ho costruito ora sulle macerie del mio annientarmi.
Spalle salde che reggono la mente, un via vai di connessioni pensose ed emotive, che scruta in ogni direzione la realtà, finalmente libera di vivere con tutti i sensi.
Pilastri sono divenuti il silenzio, il vuoto e la mia voce interiore ed abbracciano un cuore nuovo, pulsante di vita, fulcro di ogni mio pensiero e azione. 
Una colonna possente questa determinazione per difendere la rinnovata persona che sono.
E tutta questa architettura, protesa al cielo per volare alto, è risolutamente ancorata al mio bacino, poiché ho indossato gambe giovani per nuovi luoghi da attraversare fino all’eternità.
Per te, che dal cuore ti sei inabissato nel tessuto viscerale, non c’è altro rimedio che espellerti come seme infecondo.

Un meraviglioso scritto di Felicita Amodio, ispirato al quadro di Salvador Dalì “Mia moglie nuda, guarda il suo corpo diventare gradini, tre vertebre di una colonna, cielo e architettura“(riquadro piccolo), nel corso on line e interattivo Nei colori le storie, appena terminato, condotto da Antonella Petrera per Colori Vivaci Magazine.

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Photo copertina by Saksham Gangwar

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