Il  design delle attuali automobili ha raggiunto livelli ragguardevoli, la complessità di bordo è di altissima avanguardia, l’integrazione tra tecnologia e meccanica è  caratteristica per ogni abitacolo; i computer applicati alle parti meccaniche e al supporto-guida, sono una prerogativa. Come potrebbe essere il contrario? Il computer di bordo ci segnala tutto: guasti, percorso, stazioni radio, livello batteria, livello olio, mancanza di carburante, attivazione guida sportiva. Tutte funzioni che rendono più complesso e ricco l’abitacolo di guida rendendo la conduzione del veicolo confortevole. Ma le attuali forme esterne (ed interne) dei veicoli sono ovviamente il frutto di un evoluzione decennale, a partire dagli anni settanta. Per i puristi la stagione mediana degli 80’s rappresenta il punto di svolta, sia nella meccanica, sia nel design. Il mio interesse verte maggiormente sull’esterno, vedendo le auto come un prodotto dell’abilita del disegnatore. Soprattutto in virtù del fatto che il design (quindi le forme, i colori) è rappresentativo di molteplici varianti, quali il brand (il brand a differenza del marchio, rappresenta ciò che quel marchio particolare indica. Per la Ferrari il marchio del cavallino rampante, è sinonimo di rosso ferrari, potenza meccanica, eleganza, italianità, distinzione sociale), la particolare sezione storica in cui un veicolo si innesta, le forme esterne come segno di una particolare visione della vita. C’è  di fatto un progresso storico a partire dagli anni settanta ad oggi. Le forme delle automobili rispecchiano anche i cambiamenti sociali. Negli anni settanta le auto erano per la maggior parte squadrate e rettangolari, negli 80’s le forme diventano più arrotondate e accattivanti. Gli anni ottanta sono stati il passaggio verso il consolidarsi definitivo della società moderna del consumo, diversamente dagli anni settanta ancorati alle rivoluzioni studentesche e ai moti di rivolta allo status quo. A grandi linee possiamo vedere la storia così. L’ingegneria meccanica e il design, come un po’ tutte le cose, seguono questi cambiamenti. Per ogni epoca un determinato frutto tecnologico. Oggi abbiamo le auto (anche quelle non costose) che si connettono ad internet, che leggono gli sms. Il mondo informatico ha portato la sua bandiera anche nel privato delle automobili. Il mondo contemporaneo si caratterizza proprio per questa interconnessione di diversi mondi (1) internet 2) il mondo della comunicazione (sms, chiamate) 3) il mondo della guida (che è privato) 4) il mondo della musica (autoradio digitale). Chiaramente tutto ciò porta maggiore complessità nell’ambiente di guida, perché così sono i tempi. Ma prima di tutto questo, suscita un enorme fascino la situazione di ciò che si trova in mezzo all’assenza di modernità e alla modernità consolidata, gli anni 80.

Quali sono allora le regine degli anni 80? Perché suscitano un grande fascino per gli amatori? Per il motivo di cui sopra, ovvero per il brand. Le regine degli anni 80 sono quelle auto costosissime (ancora adesso comprare una f40 comporta una spesa di un milione di euro) che sono simbolo dell’epoca. In quanto simbolo non possono non rispecchiare qualcosa, ovvero il benessere del decennio. Infatti ciò che attira di questi esemplari automobilistici è il colore (il celebre rosso ferrari), le forme audaci per l’epoca (ma che al confronto con modelli successivi appaioni superati. Per questo basti confrontare ad esempio la f40 con la f50), le geometrie ancora squadrate ma che hanno quel qualcosa in più che le rende simbolo del decennio di passaggio (dagli anni settanta delle rivolte agli anni novanta del consumismo).  Pensiamo ad esempio alla f40 (uscita nel 1987) con le sue forme che riprendono quelle delle auto da corsa, infatti per il telaio e la scocca furono utilizzati materiali ultraleggeri direttamente dal mondo della competizione; viene ricordata proprio per questo design (ad opera del celebre Pninfarina, le meccaniche invece opera dell’ingegner Materazzi), con l’alettone posteriore da corsa (l’idea di creare un esemplare che richiamasse la formula uno era un’esigenza nata dal fatto che bisognava festeggiare i 40 anni di attività della ferrari in maniera speciale, superando la già eccellente ferrari 288 gto) . Gli interni della f40 erano scarni ed essenziali, proprio come un auto da competizione. Raggiungeva la velocità massima di 324 km/h. Nell’immaginario comune la f40 è legata al suo aspetto accattivante da vettura formula uno per strada.

L’altra regina degli anni ottanta, più elegante, è la testa rossa. Presentata al salone di Parigi del 1984, opera del design Pninfarina, è l’esemplare ferrari anni 80 che più si avvicina ai modelli successivi (ad esempio la 360 modena). Le rende omaggio il celebre fotografo Franco Fontana, con i suoi scatti fatti sulla riviera Adriatica (Pescara).

Giovanni Sacchitelli

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