La pazienza è la virtù dei forti, dicono, ma io non ne sono convinta.

Se fosse davvero così in tutti questi anni avrei potuto sconfiggere Ercole con un dito.

La pazienza ha condotto Giobbe alla santità, dice l’Antico Testamento.

Anche in questo caso ho forti dubbi. Se fosse così sarei alla destra del Padre già da tempo.

La pazienza si coltiva, pare. Probabilmente non aver mai avuto il pollice verde non mi ha aiutata.

La verità è che non ho mai avuto un approccio Zen alla vita.

Di solito affronto le cose con lo stesso spirito pacifico di un barboncino che azzanna le caviglie di un malcapitato.

La meditazione mi innervosisce, lo yoga mi provoca sfoghi cutanei e in casa mia solo la gatta segue le regole del Feng shui.

Eppure , per anni, davanti a lui la mia capacità di reazione si è azzerata, neanche mi avessero lobotomizzata.

Sono stata clemente e remissiva da far invidia al più disciplinato dei monaci buddisti.

Ho pazientato, non ho fatto altro che pazientare, quando non sapeva bene cosa voleva, quando ha deciso di partire senza dirmelo, quando è tornato per poi andare via ancora.

Ho avuto pazienza quando ha lasciato il lavoro perché non si sentiva realizzato, quando ha ripreso a lavorare e quando non ha mandato un messaggio per mesi.

Sono stata paziente quando aveva deciso di dedicarsi alla musica rock e quando poi, lasciata la chitarra ha deciso che la sua strada sarebbe stata la pittura.

Ho avuto pazienza quando mi ha chiesto un periodo di pausa per riflettere e anche quando, presentandomi a casa sua all’improvviso, mi ha aperto una ragazza in pigiama.

Ho pazientato tanto, davvero tanto, addirittura anche quando mi ha chiesto di partire con lui e di vivere in una grotta sul mare. Gli ho risposto: “che bella idea! Purtroppo però l’umidità mi fa increspare i capelli”.

Oggi arriva qui e mi dice che sta pensando di aprire una birreria artigianale in Maghreb.

E’ vero, sarò anche una donna impulsiva ma non sono violenta.

Ho fatto un respiro profondo, ho sorriso e senza neanche pronunciare una parola gli ho indicato la praticissima e lineare strada per uscire dal mio appartamento. Facile, senza intoppi, sempre dritto.

Chiusa la porta, l’unica cosa a cui ho pensato è stata: “Per fortuna ho ignorato le regole del Feng shui”.

testo Nicla Gadaleta

immagine dal web

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