Artemisia glacialis
Avevo preso la decorazione a forma di fungo, te lo ricordi?
Maculata inconcezione.
Quest’anno non farò l’albero di Natale, né ci saranno luci nella mia stanza. Tornerò al presepe, a casa dei miei, che troverò già disposto senza alcun rispetto per la prospettiva. Con ancora qualche casetta di cartoncino e sughero che avevo costruito da bambina. Tornerò lì. Al muschio e al freddo sopportabile.
L’avevo disegnata quella scena: noi che facevamo l’albero di Natale.
Eri impazzita per il pinguino con il cappello rosso che suonava il tamburo, te lo ricordi?
È tutto all’imperfetto.
Non me ne accorgerò e sarà passato remoto. Poi chissà cosa.
Dovrebbero inventare altri tempi e altri modi per ciò che non c’è più e fa male ricordare. Forse dovrebbero metterci anche il numero ai verbi. E forse dovrebbero abbinarci un colore
Ricordivo presente plurale nero, ad esempio.
Modo ricordivo perché è un passato soggettivo filtrato dalla memoria.
Tempo presente perché il momento del ricordo è sempre un qui ed ora.
Numero plurale perché eravamo in due.
Colore nero perché sarò sempre a lutto.
Bevo il tuo génépi che ho dimenticato mille volte da te. Mille volte tranne l’ultima.
Indosso i tuoi vestiti e quelli di tua madre.
Cammino nelle tue scarpe.
L’imperfetto è un tempo durativo. Indefinito.
Un tempo lento alla cantina che si infiltra nottetempo in altri tempi.
Tascorrerà anche lui, con te addosso. Fino al cimitero dei se, dove le strade non percorse si annodano ai punti sospensivi: un luogo in cui si torna sempre più di rado. Un luogo che faticheremo a credere sia realmente esistito.
E poi ci sarà il regno del remoto, forse. Lo immagino come una vecchia scatola da frugare quando fuori piove.
Il ricordivo non so se e dove abita. L’ho inventato io, come tutte le strade che mi portavano a te. Come quel noi che, in fondo, era d’oro placcato e kerosene.
E non è vero che a Natale siamo più buoni. Non abbiamo mai trovato niente nella galette de rois. Non c’è più niente da aspettare. Nessuna cometa, nessuna salvezza.
Solo il rosso che irrompe nel silenzio quando vedi tutto blu.
Ti raccontavo sempre tante storie. Te lo ricordi?
Adesso non c’è più niente.
Solo il génépi e qualche gioco della mente che riporta il tuo spettro nelle mie segrete.
Delia Cardinale