Ieri mattina, a Bari, è morto un altro ciclista.

Io uso la bicicletta in questa città da più di vent’anni, ormai, contro il parere di tutti quelli che mi stanno accanto. E’ pericoloso, mi dicono. Fa freddo, d’inverno.

Sono stato sorpreso da piogge torrenziali e insultato da ragazzini che non avevano niente di meglio con cui trascorrere la serata. Vado avanti per la mia strada, perchè ritengo sia quella giusta. In questi vent’anni ho visto il numero dei ciclisti urbani crescere notevolmente. Sarà l’effetto delle (seppur misere) politiche di incentivazione o, più probabilmente, del caro benzina. Ho visto creare (poche) piste ciclabili e ho visto i pedoni che, a fronte di un marciapiedi largo più di due metri, non resistevano a camminare proprio su quelle invitantissime strisce rosse. Sarà una questione cromatica, mi son detto. Ad Amsterdam sarebbero stati arrotati senza neanche chiedere permesso, a Bari se provi a sfilargli accanto suonando il campanello ti devi anche intascare occhiatacce infastidite.

Ecco, sì, ad Amsterdam: ho visto con i miei occhi frotte di gente muoversi in bicicletta in una giornata di dicembre in cui era caduta anche un po’ di neve, mentre alle nostre latitudini, ben più miti e temperate, le persone continuano a chiedermi per quale assurdo motivo io mi ostini a usare la bicicletta anche in inverno. Ma sei pazzo? Non hai freddo, mi chiedono?

Ancora oggi leggo di cittadini che, all’annuncio da parte dell’amministrazione comunale di voler costruire un paio di nuove piste ciclabili in città, non hanno niente di meglio da ribattere che argomentazioni tipo “pensate a queste cazzate, mentre la gente non ha lavoro”.

Come se il sindaco avesse chissà quali poteri per creare posti di lavoro. Come se appaltare opere pubbliche, peraltro, non sia uno dei modi più efficaci che ha un amministratore per mettere in moto l’economia e offrire possibili commesse alle imprese locali.

La verità è che questa città, nonostante gli sforzi fatti, prende ancora la macchina per fare meno di un chilometro. Magari per andare nella palestra più in voga, a fare spinning.

La verità è che non ci siamo ancora abituati all’idea che, nell’ambito urbano, non dovrebbero essere le auto a farla da padrone, a trattare le strade con l’arroganza tipica del malavitoso locale; che se le vie del centro fossero destinate solo a mezzi pubblici, biciclette e pedoni ne guadagneremmo in salute, soldi, qualità dell’aria, tempo, e possibilità di godercele. E gli autobus troverebbero molti meno intoppi.

Ne abbiamo ancora molta di strada da fare, per diventare un paese civile.

Io ho tutta l’intenzione di pecorrerla fino in fondo e di farlo su due ruote, a pedali. E voi?

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