Esiste un’università alternativa che ha fatto dell’imparare agendo e viaggiando il suo principio fondante. Esiste un College in Danimarca che insegna a conoscere il mondo attraverso esperienze immersive tra le genti, le culture, i luoghi.

Esiste uno stato di irrequietezza perenne e atavico che Bruce Chatwin definiva istinto migratorio, l’impulso che ha sempre spinto l’uomo ad attraversare lunghe distanze nel corso delle stagioni.

Esistono poi esseri umani che provano a soddisfare la sete di conoscenza cercando strade differenti, tortuose, affascinanti e sicuramente lontane dalle ‘convenzioni’. Una di loro, Guendalina Marzulli, ha trovato la sua via in Danimarca e ci ha raccontato perché ha scelto dopo una Laurea in Filosofia di fermare il tempo, mettersi in cammino e iniziare la preparazione per una Laurea in Pedagogia alla DNS – The Teachers Training College.

Definisce questa scelta una sfida, un atto politico, concepito per allargare i suoi orizzonti e diventare un’insegnante capace di raccontare culture polifoniche attraverso metodi differenti.

La scuola che ha scelto offre una laurea triennale in pedagogia, basandosi sul principio del learning by doing, dando uguale importanza allo studio teorico quanto all’esperienza pratica sul campo. Il piano di studi prospetta esami di pedagogia ma anche di orticoltura urbana, epistemologia, geopolitica, antropologia,  con esperienze sul campo.

Solo pochi mesi fa è rientrata dal suo viaggio di ricerca in Africa a bordo di un vecchio bus, riadattato a casa e classe. E ci ha raccontato com’è andata.

Ma partiamo dal principio. Qual è l’obbiettivo di questo corso universitario?

 

G: “Formare insegnati che sappiano fronteggiare le sfide del presente. Come? Preparando figure di riferimento che sappiano ispirare le nuove generazioni a fare scelte responsabili, consapevoli delle vicende nazionali ed internazionali che li circondano”.

Qual è la modadilità d’iscrizione?

 

G: “DNS è un Teacher Training College in collaborazione con ONE WORLD UNIVERSITY in Mozambico. Offre un percorso di laurea non tradizionale basato sul sistema dei crediti ECTS, The European Credit Transfer and Accumulation System. La scuola non riceve fondi statali, si sostiene economicamente grazie alle rette pagate dagli iscritti.

Ma è accessibile a tutti perché offre la possibilità, se non si è in grado di pagare la retta, di lavorare per conto della scuola, per coprire tutte le spese.

La quasi totalità degli iscritti sceglie questa opzione, un’ottima chance anche per perfezionare la lingua inglese e imparare il danese, iniziando a svolgere lavori in qualità di assistente pedagogo, presso strutture convenzionate col College”.

Come sono organizzati i corsi e le classi?

G: “I  corsi sono in inglese, nel college vige economia comune che garantisce a tutti la concreta possibilità di ricevere un’educazione di alto livello senza la preoccupazione economica. Insegnati e studenti vivono assieme nel College, non vi è gerarchia, tutte le decisioni vengono prese secondo il criterio del consenso.

Si pone grande attenzione alle questioni ambientali, infatti la struttura si rifornisce energeticamente grazie a una pala eolica e due orti con animali garantiscono l’autosufficienza alimentare.

Ogni giorno è straordinariamente diverso dall’altro. Esistono team di formazione e a ogni struttura corrisponde un ampio spazio organizzativo per quanto riguarda i contenuti che, di volta in volta, vengono stabiliti in comune accordo da studenti e insegnanti, in relazione a ciò che si deve e si vuole fare.

Ciascun team si divide e si lavora su materie specifiche e preparazione per le esperienze di viaggio. Si partecipa all’organizzazione di attività collettive quali eventi culturali, sport, garden actions, political evening, ovvero momenti di ricerca per presentare dibattiti su temi di carattere politico. Questo è quello che avviene nei pochi mesi durante l’anno che si trascorrono in Danimarca”.

Qual è il ruolo del viaggio nel percorso di studi?

 

G: “La scuola dà grande rilevanza al viaggio quale imprescindibile mezzo conoscitivo di sé, della propria cultura e forma mentis, attraverso il dialogo e lo scambio con l’alterità. Viene, quindi, promosso durante tutto il percorso accademico.

Il secondo anno, ad esempio, termina con un periodo di tre mesi chiamato “fa ciò che ritieni più appropriato per te”! Molti studenti viaggiano per condurre ulteriori ricerche o per fare esperienze di volontariato. Molti vanno in India, altri tornano in Africa”.

Qual è stata la tua esperienza fuori dalla Danimarca?

 

G: “Ho scelto l’Africa Occidentale e il percorso è stato votato “pedagogicamente” alla ricerca dell’imprevisto e del problema da fronteggiare e risolvere.
A bordo di un bus abbiamo attraversato l’Europa, il Marocco procedendo verso il Sahara Occidentale, Mauritania, Senegal, Gambia e Guinea Bissau. La rotta e il calendario sono decisi dagli studenti in relazione agli interessi di studio e ricerca. I temi delle investigazioni sono selezionati liberamente ma sempre validati rispetto all’utilità per il futuro insegnante.

Durante questi mesi ho svolto ricerche in diversi ambiti: migrazione, educazione e sistema scolastico, storia, economia, colonialismo e neocolonialismo, schiavitù, tradizioni culturali, sistema sanitario, development aid, politica locale ed internazionale, musica, religione e spiritualismo.

In ciascun paese le investigazioni, condotte in duo o trio, sono durate una settimana. Si attraversa il paese recandosi nei luoghi più interessanti per reperire informazioni sul tema specifico, interpellando fonti diverse in modo da poter elaborare  una prospettiva polifonica, come direbbe Edward Said, rispondente alla complessità del reale.

Disponendo di poche risorse economiche. Anche questo elemento è pedagogicamente fondato. Si è più a stretto contatto con la popolazione locale se non si hanno abbastanza soldi per l’ostello, si deve chiedere ospitalità. E se ci si trova sulle montagne del Rif, il giorno dopo, si ricambierà la disponibilità aiutando nella raccolta delle olive, secondo la modalità tradizionale votata a una squisita lentezza.

È l’occasione per conoscere più da vicino le condizioni di vita della gente del posto, che diventa fonte per le ricerche in grado di orientare e mettere in contatto con quella parte di realtà che non si sarebbe esplorata in altro modo.
Dopo ogni investigazione e prima di rimettersi in viaggio, ci si ritrovava in un punto del paese prescelto per condividre gli esiti delle ricerche, passo propedeutico per l’elaborazione di report, rafforzati dal confronto con la letteratura disponibile sul tema, oggetto poi di esame”.

Qual è stata la scoperta più significativa della ricerca?

 

G: “Ero in Gambia con l’obiettivo di portare avanti l’inchiesta sull’antichissima tradizione dei “Griot“, figura di corte legata all’Impero Mandinka. Si tratta dei depositari dell’intera storia della comunità, tramandata oralmente di Griot in Griot, attraverso musica e parole. Sono tuttora tenuti in grande considerazione per la loro conoscenza e saggezza dall’intera comunità.

Ho incontrato Alagi Mbye, membro di una famiglia Griot da generazioni, nella sua casa a Brikama. Mi  ha raccontato la sua storia e quella di una donna con cui era solito collaborare, Janet Badjan-Young che ho avuto il piacere di incontrare.

Colei che qualche anno fa ha costruito il primo e unico teatro del suo Paese che propone spettacoli nelle lingue locali. Performance fondate sulla commistione di racconti legati alla tradizione e a temi urgenti di carattere sociale e politico.

L’ho ascoltata e ho vissuto insieme a lei per fare tesoro della sua testimonianza in una breve video intervista che mostro durante gli incontri pubblici in Danimarca, Lituania e in Italia, per sradicare il mito della superiorità europea.  Un dovere morale nei confronti di chi come Janet, si fa depositaria delle tradizioni della sua cultura e all’età di 81 anni parla di futuro e di speranza”.

 

Come descriveresti l’esperienza di questi due anni universitari ‘alternativi’?

 

G: “DNS è una costante sfida, con se stessi e con l’ambiente sociale, politico, economico in cui si è inseriti. In quasi due anni ho svolto innumerevoli viaggi e ricerche sul campo, ho organizzato conferenze ed eventi culturali, ho intrapreso sin da subito l’attività lavorativa come assistente pedagoga. Ho perfezionato l’inglese e imparato il danese, il tutto senza dovermi preoccupare di come pagare la retta universitaria, in un College in aperta campagna senza cancelli e recinzioni dove la diversità culturale è considerata una fondamentale risorsa di crescita”.

 

Questa testimonianza è dedicata a tutti gli spiriti vivaci che si sentono incandescenti di vita e di curiosità e  avvertono quel forte “prurito sotto i piedi”.

 

La curiosità del mondo è una questione di carattere e il concetto di viaggio è quanto mai elastico e differenziato.

 Ci sono tuttavia persone che per loro natura devono conoscere il mondo in tutta la loro varietà.

Autoritratto di un reporter. Ryzard Kapuscinski.

 

I prossimi incontri  di Guendalina Marzulli  per presentare DNS in Italia:

12 ottobre, ore 19, presso L’ASILO, Ex Asilo Filangieri, Napoli.

22 Ottobre, presso l’Ateneo dell’Università degli Studi di Bari (orario da definire).

Info: g_marzulli@libero.it; info@dns-tvind.dk;

 

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