Se fossi nata in una famiglia di orologiai sarebbe stato tutto diverso. Forse avrei avuto la mania degli ingranaggi e delle viti anzi delle vite piccolissime, talmente piccole da far sembrare indispensabile il tempo che passa. Scandito da tic metallici e lancette affusolate come le frecce avvelenate dei cacciatori. Mi sarebbe piaciuto, forse, guardarvi e immaginare cosa avreste fatto al mio polso, quadrati e quadranti di una meridiana perversa. Non lo so, forse mi sarei imbarcata a bordo di una di quelle navi con gli alberi maestri e le vele altissime, avrei navigato su molle precise e affidabili oppure avrei fatto il giro del mondo alla ricerca di casse decorate, ossessionata dal fascino della meccanica di precisione. Oro, argento e bronzo, cofanetti laccati e intarsiati. Pendole racchiuse in raffinati mobili di legno. Vetrate.

Al rintocco delle ore, due statue meccaniche si sarebbero inchinate di fronte a me che sarei stata la loro madonna e la vostra campana sotto i colpi di un martelletto automatico. Vi avrei indicato i pianeti, le fasi lunari e la posizione del sole nello zodiaco, come la torre alta quarantotto metri da cui avrei guidato i vostri taschini intorno al globo di un calendario perpetuo. Il mio. Ore, minuti, secondi sopra una scala in cui mi avreste trovata incisa avanti e indietro lungo un arco di quadranti indipendenti e apribili, così che voi avreste potuto toccarmi e sapere. Precisamente. Dove vi trovate. Se fossi nata in una famiglia di orologiai avrei soffiato aria per mezzo di mantici, attraverso ance o organi a canne e poi vi avrei svegliati dolcemente iniziandovi al rito delle complicazioni e del tourbillon. Io una gabbia e voi il mio bilanciere, la spirale, l’ancora e la ruota di scappamento per compensare gli effetti della gravità su di me che sto sempre in movimento ma segno le dieci e dieci da una vita. Una v che incornicia il mio cognome come un marchio indelebile da cui non voglio scappare.

No. Perché la verità è che le mie mani non sanno di quarzo. Le mie mani sanno di terra e sangue. Di piccoli rivoli neri scavati come la spirale dei dischi che rimandano storie sotto il peso leggerissimo di una testina magnetica. Per essere fedeli, quanto più fedeli possibile a quello che c’è da dire.  Ma soprattutto da fare con una miscela liquida e sospesa che sedimenta e diventa muscolo. Tra le mie mani a volte succedono cose così grandi che ho paura di raccontarle perché potrei non essere capace di spiegarvi tutto, lucidamente voglio dire. Potrei perdermi tra le radici sottilissime che disegnano le mappe del mio cuore, come arterie e vene fatte di legno flessibile e terriccio compattato che se mi deconcentro e non faccio attenzione, rischia di bagnarsi sotto la pioggia e sciogliersi tutto davanti ai vostri occhi e ai miei. Trasformarsi in un fiume di fango che vi impiastriccerà le piante dei piedi su fino all’orlo dei vestiti. Fino ad appesantirli e allora giù, a gocciolare e gorgogliare vapore acqueo surriscaldato. Strisciando per terra. Ho detto terra?

Potreste chiedermi per esempio perché sto cuore lo tengo appeso ad una catenina d’acciaio che parte dal soffitto di una stanza di casa mia ma io a quel punto potrei non voler rispondere. Sempre per paura di non essere abbastanza. Come quelle volte in cui, vi ricordate? Ho cercato di mostrarvi delle cose preziosissime, per me voglio dire, e voi avete riso: non per cattiveria lo so, ma perché pensavate fosse tutto uno scherzo, una storia strambissima e invece no, in quel sussurro c’ero io, io davvero. E voi non l’avete capito. Che ho un cuore di polvere e terra impastato con l’acqua. Antico come una tartaruga quando attende di svegliarsi e intanto dorme e prende tempo in silenzio, con gli occhietti socchiusi e vigili di chi del tempo in realtà se ne sbatte un po’. Immorale, disonorevole e disonorato. Dalle manipolazioni di cui è capace la falsità. Libero. Il mio cuore è libero e plastico perché è fatto di particelle sottilissime di natura vulcanica che battendo mi ripuliscono e mi allontanano. Dal freddo che fa lì dentro.

Cristina Carlà

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Di fango e orologi diCristina Carlà è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 4.0 Internazionale.
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