Adesso, qui, c’è della musica in sottofondo: è Leonard Cohen. Sì: colui che è stato compianto sulle bacheche della metà dei miei contatti di Facebook qualche giorno fa. E – lo ammetto – prima non lo conoscevo abbastanza, non avevo approfondito tanta parte della sua discografia, troppo sicuro com’ero che non ci fosse spazio in questo mio scaffale di vinili e cd troppo ruvidi, troppo energici: troppo rock. Come se per essere ruvidi ed energici ci fosse bisogno a tutti i costi di una batteria incalzante o di una chitarra graffiante.
Adesso, di là, c’è una televisione accesa. Una TV: quell’apparecchio così desueto, così odiato, così indispensabile ad alcuni e così superfluo per me.
Adesso, fuori da queste mura – confortevolmente riscaldate con un tepore facile, di gas che brucia cedendo energia all’acqua, che infine circola nell’impianto rilasciandola nell’ambiente – c’è una luna quasi piena che occhieggia ammiccante dopo essersi negata dietro una coltre di nubi nel giorno in cui avrebbe dovuto apparire “super”.
Adesso, da qualche parte, c’è qualcuno che si sente a proprio agio

  • con se stesso
  • con gli altri
  • con le persone con cui condivide la serata, il prosecco, la birra
  • o la vita
  • con gli altri studenti fuori sede con cui abita e cena nella stessa cucina affollata di piatti sporchi e cicche di sigarette spente in bicchieri di plastica pieni d’acqua, poi dimenticate lì
  • con i colleghi con cui divide gli ambienti lavorativi, il capo, la macchina del caffè con la chiavetta ricaricabile.

Adesso, qui, c’è qualcuno che si sente piccolo, inadeguato, escluso.

La verità, forse, è nel mezzo.
Bisognerebbe uscire di casa e andarla a cercare.
Bisognerebbe essere liberi.

Testo e fotografia di Manlio Ranieri

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