Le senti sulla pelle, alcune sensazioni: l’aria frizzante, forse gelida, le stelle.
Le senti sulla pelle tanto che ti sembra strano, specie se quando guardi fuori da quella finestra riesci a vedere solo un cielo lattiginoso e una cappa stantia, in cui l’umidità non è riuscita a congelarsi e fluttua a mezz’altezza, ti aggredisce la testa.
Non sei qui: non in questa città che ami ma che spesso non senti tua, che ha insozzato l’atmosfera con fumi di polvere da sparo mentre tu non capivi cosa ci fosse da festeggiare nè che divertimento ci fosse nel farlo in maniera così fragorosa.
Ti senti da un’altra parte: in mezzo alla natura.
Senza tossine.
Provi anche a immaginare di esserlo, nel posto giusto, lo fai con un trasporto tale che qualcosa riesci persino a toccarla con mano. Diventi astratto, immateriale, e così puoi viaggiare come ti pare, con la rapidità che ti sembra più congeniale o con la lentezza che vorresti ti appartenesse oggi. In certi momenti funziona.
In altri no, e ti chiedi se ci sei veramente, nel posto giusto, o se non sia soltanto un’illusione
Di stelle
e d’ululati
mentre un fuoco di legna
arde crepitando
e uno di luna
ansima piaceri,
una fiammella si nutre
di cera e di parole
e un incendio
implacabile
divora suppellettili.

Forse è per questo che hai iniziato, vent’anni fa, a inventare storie e costruire mondi: perchè ti sentivi nel posto sbagliato.
Forse è il sacro fuoco dell’immaginazione che ti spinge a rimanere sempre in viaggio, senza mai raggiungere la destinazione.

Testo e fotografia di Manlio Ranieri

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