Potrei dire che nella musica dei MUN ci sento influenze da Soundgarden e Alice in Chains. Sarebbe una notizia indiscutibilmente esatta, ma non renderebbe giustizia al loro album “Land“, che è questo e altro ancora.
Non c’è dubbio che le influenze del sound di Seattle degli anni ’90 siano presenti e marcate, ma nelle 7 tracce che compongono il disco c’è di più.

Intanto c’è quel suono graffiante e acido della chitarra Weissenborn, suonata dal vocalist Francesco Valente, che s’intreccia alla perfezione con la più “classica” Stratocaster di Alessandro Caradonna. Completa la formazione la sezione ritmica, precisa e possente come si conviene a un buon gruppo hard rock, di Fabio De Felice e Roberto Zito.
Ora, qualcuno si starà chiedendo cos’è una chitarra Weissenborn, qualcun altro starà facendo il saputello e pensando: “ma come, davvero non lo sapete?” Bene, vi faccio un nome che forse potrà aiutare: Ben Harper. La Weissenborn è un particolare tipo di Lap giutar, una di quelle che si suonano stando seduti e usando uno Slide sulla tastiera. E’ nata a Los Angeles ispirandosi a un concetto tipicamente Hawaiano, che ha unito idealmente il Delta del Blues alle isole del Pacifico. L’effetto, per chi non lo conoscesse, è di un altro pianeta. Se siete curiosi, ascoltate quest’album.

Ma ascoltatelo anche se vi piace il rock duro e puro, quello che non scende a compromessi col mercato, che non ha paura di affrontare i temi sociali, la violenza della polizia contri i più deboli – come in “I can’t breathe” – la crisi climatica o le guerre di cui non si parla mai abbastanza.

Riff graffianti e originali, come quelli della già citata “I can’t breathe” o di “Holy thunder”, si alternano agli arpeggi lisergici della ballata “Vultures” o al tappeto onirico di chitarre di “Night vision”.

MUN sta per “Matching Universal Negativities“. Il verbo “To match” potrebbe essere tradotto con “accordarsi” alle negatività del mondo. Ma anche con “affrontarle”, “sfidarle” in un match all’ultimo sangue.
Sangue e anima.
Due concetti che si sposano molto bene con la musica del quartetto barese.
Vi invito su Spotify, ad ascoltarli.

 

Manlio Ranieri

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