Tromsø. Che nome strano, per una città.
Non ho ancora capito come si pronuncia, e sembra che qui ognuno lo faccia a modo suo.
Quattrocento chilometri oltre il circolo polare artico. Case pastello e acque blu profondo. Alberi, tantissimi. Cattedrali che sembrano igloo. Fiordi e montagne a picco sul mare. Renne e alci. Silenzi e musica elettronica. Sono quasi in paradiso.
Notte breve di fine agosto, il sole qui tramonta tardi. Per settimane non cala neanche.
Lampioni fiochi, freddo che estivo non è, il porto profuma di Nord.
Passeggiamo per Storgata, strada centrale ma già deserta, qualche gabbiano insolente a farci compagnia. Un’altra coppia affretta il passo in direzione opposta, siamo solo in quattro in uno spazio che ha perso i confini cui sono abituato.
Poi un lampo flebile in cielo, subito davanti a noi.
E a sinistra ecco la meraviglia. La Signora del Nord danza per noi. Stasera ha uno scialle leggero, verde smeraldo. È una danza sobria, ma il suo velo si muove come agitato da un’energia primordiale.
Immobile, resto a bocca aperta.
È il senso di questo viaggio. Un miraggio che si fa reale, il mio desiderio infantile che sublima davanti ai miei occhi bagnati da qualche goccia di gioia.
Non potevo che piangere. Non poteva essere altrimenti.
Cos’altro potresti fare quando qualcosa che sognavi da trent’anni fluttua lì, davanti a te?
Quando immaginazione e realtà, scienza e favola, buio e luce collimano, non posso che ringraziare – chi o cosa ancora non lo so – per questo miracolo laico.
Per il mio cortocircuito Boreale.
per  il nostro laboratorio I racconti scritti dell’estate condotto da Annalisa Falcicchio
(Foto di Daniele Bitetti,Tromsø, 31 agosto 2022)

 

Photo copertina by naoh cova on Unsplash

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