Hiroko era interdetta.
Chi non lo sarebbe stato nel vedere Akito coricato sul tappeto blu per la prima volta, con le manine come momentaneo cuscino sotto i capelli lisci e nerissimi?
Dal primo giorno di scuola e nei successivi otto mesi, mentre i suoi compagni si dedicavano al pisolino, aveva continuato imperterrito a erigere grattacieli che avrebbero fatto impallidire quelli di Shinjuku per altezza e complessità.
E anche quando gli altri bambini erano svegli, Akito lo era… di più. Preciso nei disegni, veloce negli enigmi di logica, sorprendente nel memorizzare qualunque sequenza gli venisse proposta.
È un essere umano anche lui, pensò sollevata Hiroko, la cui preoccupazione si sciolse nel respiro regolare che alzava e abbassava in modo impercettibile la piccola schiena.
Nella tranquillità dell’aula, l’attenzione della maestra fu catturata da un Lego piuttosto diverso dagli altri che spiccava nella massa inutilizzata. Un mattoncino scuro, più grande, con tre quadratini ramati luccicanti sul lato corto.
Incuriosita si chinò sull’insolito parallelepipedo, lo sollevò con pollice e indice, soppesandolo con cura. No, non era un giocattolo. Sembrava quasi il pezzo di un cellulare, sembrava quasi… Hiroko sobbalzò quando lesse l’etichetta che fino a quel momento non aveva visto.
Akito Battery Pack – Please do not overcharge.
Fu proprio in quel momento che la maestra distinse tre cavetti fra i capelli di Akito. Trattenne a fatica un grido per non svegliare in simultanea venticinque (o ventiquattro?) bambini dormienti.
Illustrazione: Hikari Shimoda, Angel of History
Uno scritto esemplare di Daniele Bitetti in Vivacissimo Climax, corso di scrittura a cura di Antonella Petrera.
Esercizio: nel creare un climax, dare risalto e giustificare narrativamente un indizio.

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