Sarà per la cometa
mille anni dopo
o per la prudente distanza
da frenesie impacchettate
che sento la vita
che a pezzi ritorna
al mio posto nel mondo.
La canzone
che è stata speranza
poi dolore
di speranze represse –
l’invito
a usare materiali fragili e preziosi
senza sapere come si fa –
è di nuovo carezza.
Sarà che mio padre
torna spesso da me
forse a dirmi che a Natale
le sedie vuote
pesano d’aria e di piombo
anche di là.

Persino alle persone
cui ho affettato la pelle
oggi scrivo
galleggiando in una bottiglia
non ti buttare,
non ti guardare nella fine
ma nell’inizio
e in ciò che ha fluttuato in mezzo.
Persino a chi ha opposto
rifiuti zoppicanti
a un amore insicuro
e nutrito il mio rancore
auguro succulente
esplosioni di felicità
che possano trovarsi
sottobraccio alla mia
sulla via della pace.

E se pure è vero
che la felicità è un viaggio
che mai giunge alla meta
a volte però
mi piace fermarmi
a guardarla come se fosse traguardo,
Fermarmi a guardarla
proprio oggi
proprio questa
come facevo
da bambino
col presepe

Testo di Manlio Ranieri

Foto di Frank Cone da Pexels

Licenza Creative Commons
Duemilaventi, alla fine di Manlio Ranieri è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso maulis@libero.it.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*
*