I jeans sono perfetti per strisciare il culo sul muro. Io sui muri striscio le mani, le matite, i bastoncini, lo zaino, la schiena, le unghie, i becchi delle bic, le ruote delle macchinine, i crackers per scuola. È bello vedere le cose che si graffiano di muro. Perchè non è che sei tu che graffi il muro, è lui che graffia te.
Specie mi piace quando sono i becchi delle bic. Che quando poi a scuola li rosicchio sento il sapore della città. Che schifo, dicono gli altri. E la maestra forse pensa che mi rovino i denti. Ma non mi interessa mai quello che forse pensa la maestra. Lei forse pensa.
Io la amo la mia città e posso dire che me la mangio. Tu te la sai mangiare la tua città? No. E allora zitto.
Perchè le carezze alla città non gliele puoi fare piano. Mica è un gatto. Gliele devi fare forte.
A questo serve il muro. Ad accarezzare forte la città. Ma queste cose le so solo io. Se te le dico mica le capisci, tu. Non mi interessa quello che forse pensi tu. Tu forse pensi.

Photo by Ricardo Gomez Angel on Unsplash

Un mio scritto nel corso di scrittura on line e interattivo This must be the place, tenuto dal mio fantastico amico e illustre insegnante Manlio Ranieri, per Colori Vivaci Magazine.

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