Alla mia donna
Lama di vento che fa tremula la fiamma,
ariosa serpe che caparbietà di fuoco vivo
scongiura danzando.
Inciampo della via scalciato dal passo,
o pioggia battente su pioppi superbi,
cruenta tempesta che scuote i fianchi
al nostro folle bastimento:
riposte le vele ma in rotta il timone;
di mille onde astuto il nocchiero,
vigile sul ponte e senza sonno.
Forza d’amore che contraddice il gorgo,
appiglio sicuro di mani incerte,
ruggito di bestia dolente,
questo nostro resistere…
di funi intrecciate con l’amianto,
lenze d’acciaio fuso,
abbracci fossili di pietra calcarea:
indissolubile un legame,
quando esattezza d’elementi
porta il composto alla parvenza immobile
dello sparviero crocefisso alle nubi,
evoluzione ciclica del volo,
ascensione d’artista,
equilibrio sciolto in proporzione,
come quando un ritmo si fa armonia
e tu chiudi gli occhi,
avvinti i sensi alle note,
smarrita sui colli edenici di una musica soave:
qui ti ritrovo languente,
divina,
pura elettricità senza contorni.
Libera adesso,
da quel passato che versa mesti tributi
sul grembo dell’oggi
già fiorito, già nostro;
perseguendo un’ impossibile sterilità
sul più fecondo dei prati.
Delia Cardinale