Lo ricordo perfettamente, quel pomeriggio del 19 luglio 1992: ricordo dov’ero, cosa stavo facendo e con chi ero. Era l’estate della mia maturità, la più libera e spensierata nella vita di un ragazzo, l’ultima che dura tre mesi.
Ricordo di essere stato cosciente che stava succedendo qualcosa di epocale e, al tempo stesso, gravissimo. Ma la verità è che non sapevo niente, un po’ come tutti. Tutti sapevamo che la mafia è una merda, tutti eravamo coscienti di quanto fosse potente e che, volenti o nolenti, dovevamo in qualche modo convincerci.
Non ricordo neanche, in realtà, se ci fu un moto di indignazione davvero potente nella gente. Così dovrebbe essere, eppure da quel giorno non c’è stata una svolta storica nella lotta alla criminalità organizzata.
Anzi.
Nelle prime elezioni politiche alle quali ho messo la croce sulla scheda, qualche anno dopo, ha vinto Berlusconi: quello che faceva recapitare le “bustarelle” a Cosa Nostra da Marcello Dell’Utri, co-fondatore di Forza Italia.
L’Italia, insomma, si è dimenticata in fretta dell’indignazione, ubriacata di promesse mai mantenute, ma così affascinanti da lasciarsene inebriare lo stesso.

Ecco perché è utile ricordare, anche oggi, a distanza di trent’anni.
Ecco perché uno spettacolo teatrale come “La stanza di Angese”, nel 2022, è un atto necessario e meraviglioso. Un monologo di un’ora e mezza che ti tiene incollato alla poltrona e ti permette di entrare in empatia con la famiglia del magistrato, conoscere lui e la sua vita, il suo impegno e persino il suo lato più intimo. Per una serata sembra di essere lì, a chiacchierare con sua moglie – impersonata dalla bravissima Sara Bevilacqua – e di conoscerlo di persona, mentre la gravità di quello contro cui lottava ti arriva a pugnalare a intervalli regolari, implacabili. Un Paolo Borsellino pubblico e privato, uomo e magistrato.

Un testo scritto con accuratezza da Osvaldo Capraro, tanta attenzione alla verità ma, anche e soprattutto, con la capacità di emozionare, indispensabile perché rimanga scolpito nelle menti degli spettatori.

“La stanza di Agnese” ha debuttato ieri a Bari, al Teatro Kismet, e si appresta a girare l’Italia dopo aver raccolto una standing ovation durata diversi minuti. Io ero fra quelli che applaudivano e, vi posso assicurare, non lo facevamo per convenzione ma per gratitudine.

Cercatelo, seguitelo.

Manlio Ranieri

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