-Io e la mia casa portatile stiamo bene qui.
Stiamo bene lì. Il mondo non è un punto fisso. Può esserlo per te ma questo non vuol dire che sia valido per me.
La guardò intensamente mentre pronunciò queste frasi ritmate e piene del viola del tramonto del Kentucky.
Quasi a perlustrare il velluto disteso nelle fessure oculari.
Il fiume Ohio scorreva come un pezzo rock nella sua sferzata vitale.
Come se. Come se non occorresse altro che scorrere.
-Guarda il fiume, io ho imparato a fare così.
-Ma Adeline, i tuoi studi, le tue possibilità. Ci privi di te così, lo sai che il tuo modo di fare, la tua intelligenza che sa spogliare e vestire, ci allietava tutti.
-Non è questo il punto, non siamo al mondo per allietare, per intrattenere o per vincere.
Guarda lì, la vedi quella nuvola che si ferisce, trafitta da quei monti? La vedi? Quel colore che osa cantare?
-Sì, la vedo Adeline.
-La vedi e ti sembra nulla. Io oggi la guardo e mi sembra vero, così vero da non poterne fare a meno.
E non pensare che sia strano.
Strano è quello che non ci concediamo, che non abitiamo perché non è da tutti calpestato, desiderato, immaginato.
Adesso è così, sono la sposa della strada e dei viali e degli alberi e degli occhi che sapranno aggrapparsi ai miei non per condividere un pezzetto di strada ma per conoscerlo davvero.
testo di Annalisa Falcicchio per MeravigliAZIONE, laboratorio di scrittura online e interattivo a cura di Antonella Petrera
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Fotogramma dal film Nomadland, 2020, regia di Chloé Zhao.

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