Grazie a quelli che sono sempre stati i miei interessi, fra i miei amici e i miei contatti ci sono un sacco di:
– Organizzatori di eventi e di iniziative culturali
– Musicisti
– Speaker radiofonici
– Attori e autori
– Scrittori
– Piccoli editori e librai indipendenti
– Fotografi
– Comici
– Allenatori di basket o gestori di palestre e attività sportive
– Guide escursionistiche e di trekking
– Tecnici del suono o gestori di sale prova
– Gestori di locali in cui si facevano eventi
Badate bene: intendo dire gente che lo faceva per lavoro, che ci pagava affitti, mutui e bollette.
Ecco, da loro non ho mai sentito un sottofondo di lamentela costante. Proteste sì, a volte incazzature perché nessuna di queste categorie è stata mai presa in considerazione da un qualsiasi decreto, ma mai lamentele e piagnistei.
Qualcuno ha cercato di riadattare il proprio lavoro, traferirlo online per quanto possibile. Qualcun altro ha cambiato forzatamente mestiere, si è ritrovato a consegnare pizze o vendere qualsiasi cosa pur di sfruttare le public relations fatte fin lì e strappare qualche provvigione.
Alcuni di loro forse non torneranno mai a fare il lavoro per cui avevano lottato perché, se non lo sapete, per fare una di queste professioni, in Italia, è questo che si deve fare: lottare. Non basta essere in gamba, studiare, darsi da fare. Bisogna reinventarsi ogni santo giorno. Io lo so: non ci sono mai riuscito a fare quel lavoro, nonostante tutta la passione e il fatto – concedetemelo – di essere forse anche abbastanza bravo.
Perché, invece, ci sono delle categorie che, pur essendo molto più tutelate di queste, non fanno altro che lamentarsi, come se la pandemia fosse colpa di qualcuno?
Oggi voglio rendere onore ai lavoratori delle arti e degli sport, che ci consegnano pizze a domicilio pur di campare ma lo fanno con dignità. Da loro sì, che sarebbe sacrosanto aspettarsi qualche protesta in più.

Testo e fotografia di Manlio Ranieri

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