Il concetto dell’ira e il ritratto dell’adirato

[1] Hai insistito, o Novato, perché scrivessi come si può placare l’ira, e mi pare che tu abbia buone ragioni di temere soprattutto questa passione che, più d’ogni altra, è spaventosa e furibonda. Le altre, a dir vero, hanno una componente di tranquillità e calma, questa è tutta eccitazione ed impulso a reagire, è furibonda e disumana brama di armi, sangue e supplizi, dimentica se stessa pur di nuocere all’altro, è pronta a precipitarsi immediatamente sulle armi ed è avida di una vendetta destinata a coinvolgere il vendicatore.

[2] Per questo motivo, alcuni saggi definirono l’ira “un momento di pazzia”; come quella, infatti, è incapace di controllarsi, incurante delle convenienze, insensibile ai rapporti sociali, cocciuta ed ostinata nelle sue iniziative, preclusa alla ragione ed alla riflessione, pronta a scattare per motivi inconsistenti, inetta a distinguere il giusto ed il vero, quanto mai somigliante a quelle macerie che si frantumano sopra ciò che hanno travolto.

[3] Per convincerti che i posseduti dall’ira sono dei dissennati, osserva bene il loro atteggiamento: come sono sicuri sintomi di pazzia l’espressione risoluta e minacciosa, la fronte aggrottata, la faccia scura, il passo concitato, le mani irrequiete, il colorito alterato, il respiro frequente ed affannoso, tali e quali sono i sintomi dell’ira incipiente:

[4] gli occhi ardono e lampeggiano, il viso si copre di rossore per il rifluire di sangue dal fondo dei precordi, le labbra tremano, i denti si serrano, i capelli si drizzano ispidi, il respiro diventa forzato e rumoroso, le articolazioni schioccano tormentandosi, i gemiti e i muggiti si intercalano in un parlare che inciampa in voci mozze, le mani battono continuamente e i piedi percuotono la terra, il corpo è tutto eccitato e “scagliante grandi minacce d’ira”, i lineamenti sono brutti e spaventosi, quando un uomo si sfigura per corruccio.

[5] Impossibile sapere se è un vizio più detestabile o schifoso. Tutti gli altri si possono nascondere o nutrire in segreto: l’ira si manifesta ed affiora sul volto e, quanto più è grande, tanto più apertamente ribolle. Non vedi come tutti gli animali, quando insorgono per nuocere, ne mostrano in anticipo i sintomi e tutto il loro corpo abbandona l’abituale comportamento di calma ed esaspera la connaturata ferocia?

[6] I cinghiali mandano spuma dalla bocca ed arrotano le zanne per aguzzarle, i tori danno di corno nel vuoto e spargono l’arena battendola con l’unghia, i leoni fremono, i serpenti, quando s’adirano, gonfiano il collo, le cagne rabide hanno aspetto minaccioso: non c’è animale tanto orribile o dannoso per natura, nel quale non appaia, al sopravvenire dell’ira, un nuovo aumento di ferocia.

[7] Certo, non ignoro che è difficile anche nascondere le altre passioni, che la libidine, il timore, l’audacia mostrano i loro sintomi e si possono conoscere in anticipo: non c’è, di fatto, nessun sconvolgimento interiore d’una certa violenza, che non alteri qualcosa sul nostro viso. Che differenza c’è, allora? Le altre passioni si notano, questa risalta.

Gli effetti dell’ira

[1] Ed ora, se vuoi esaminare gli effetti ed i danni, nessuna calamità è costata più cara al genere umano. Vedrai uccisioni ed avvelenamenti, reciproche infamie di colpevoli, distruzioni di città e stragi di intere popolazioni, vite di capi di Stato messe in vendita all’asta pubblica, fiaccole gettate nelle case, incendi non limitati alla cerchia delle mura, ma immense distese di territorio, rilucenti di fiaccole nemiche. [2] Osserva le fondamenta di città notissime, ormai quasi invisibili: le ha abbattute l’ira; osserva tanti deserti, disabitati per miglia e miglia: li ha spopolati l’ira; osserva tanti condottieri, passati alla storia come esempi di un destino fatale: l’ira ne ha trafitto uno sul suo letto, ne ha ucciso un altro a mensa, tra le sacre leggi dell’ospitalità, un altro lo ha fatto a pezzi durante il processo, sotto gli occhi della folla che riempiva il foro, un altro lo ha costretto a versare il suo sangue ad opera di un figlio parricida, un altro ad offrire la sua gola regale alla mano di uno schiavo, un altro a divaricare le sue membra su di un patibolo.

[3] E sto ancora narrando supplizi di singoli: che sarà, se vorrai tralasciare i casi in cui l’ira è divampata su individui e guardare intere assemblee passate a fil di spada, plebi trucidate da incursioni di soldatesche, interi popoli mandati a morte senza distinzione alcuna…

La componente razionale dell’ira: decisione di reagire all’ingiuria

[4] … come se cessassero di occuparsi di noi o disprezzassero la nostra autorità. E che? Per quale motivo il popolo s’adira contro i gladiatori, e diventa tanto ingiusto, da ritenersi offeso se non muoiono volentieri? Si giudica sottovalutato e, con l’espressione, il gesto, l’eccitazione, da spettatore diventa nemico.

[5] Ma fatti del genere non sono ira: sono una specie di ira, paragonabile a quella dei bambini che, se cadono, vogliono che si batta la terra e spesso non sanno nemmeno con chi si adirano: si adirano e basta, senza un motivo, senza essere stati ingiuriati, ma non senza una parvenza di ingiuria ed un desiderio di castigo. Perciò vengono ingannati con le finte percosse e placati con le false lacrime di scusa: una vendetta inconsistente pone fine ad un rancore inconsistente.

L’ira e l’irascibilità

[1] Abbiamo già spiegato a sufficienza che cosa è l’ira. Si veda anche come differisca dall’irascibilità: come l’ubriaco dall’ubriacone e lo spaventato dal timido. Un adirato può non essere irascibile, un irascibile, talvolta, può non essere adirato.

[2] Tutte le altre suddivisioni, con cui i Greci designano le sottospecie dell’ira, con ricca terminologia, le lascio cadere perché, in latino, non esistono vocaboli appropriati, anche se noi usiamo gli aggettivi “stizzoso, burbero”, ed anche “bilioso, rabbioso, becero, intrattabile, rozzo”, che esprimono altrettante sottospecie dell’ira; a questi puoi infine aggiungere “schifiltoso”, una varietà raffinata di ira.

[3] Ci sono delle ire che si limitano al gridare, altre sono tanto ostinate quanto frequenti, altre sono pronte alle vie di fatto ed avare di parole, altre si sfogano nell’amarezza dell’ingiuria, altre ancora non vanno oltre la lagna ed il brontolio, altre sono profonde, opprimenti, introverse, e ci sono mille altri aspetti di questo male dai tanti volti.

Lucio Anneo Seneca

De Ira

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