Alice e le altre, l’ottava edizione del festival di scrittrici e poete a Lecce
ALICE E LE ALTRE: A LECCE IL 3 E 4 MAGGIO 2025
L’OTTAVA EDIZIONE DEL FESTIVAL DI REGISTE, SCRITTRICI, POETE
Appuntamento negli spazi di “Nasca, il teatro” (via Siracusa 28)
con il sostegno di “Nasca il teatro”, in collaborazione con Comune di Lecce, Alta Mane Italia e Otto per mille Luterano
Registe, scrittrici, poete: lo sguardo, la voce, il punto di vista delle donne tornano nell’ottava edizione del festival “Alice e le altre”, organizzato da Collettiva edizioni indipendenti. L’appuntamento è a Lecce il 03 e 04 maggio 2025, negli spazi di “Nasca, il teatro” (via Siracusa 28 Lecce).
Omaggio alla prima regista Alice Guy, “Alice e le altre” nasce nel 2014 con l’obiettivo di valorizzare il cinema fatto dalle donne e, negli anni, ha affiancato al cinema la letteratura e la poesia: un progetto, dunque, pensato per recuperare il senso di appartenenza a una collettività e promuovere i saperi delle donne, grazie a un avvicinamento intimo e appassionato ad artiste da conoscere e non dimenticare.
Il programma
sabato 03 maggio 2025, ore 18.30 – 21.00
Marianna Rapisarda racconta Goliarda Sapienza
(Catania 1924- Gaeta1996), si forma a Roma come attrice di teatro per poi approdare al cinema sia davanti che dietro la macchina da presa insieme al compagno Maselli. Con la morte della madre conoscerà una profonda crisi personale che la porterà a tentare il suicidio ma soprattutto, alla scrittura. Inizierà come poeta per poi immergersi in una prosa fluida, asciutta ma al tempo stesso lirica in cui racconterà molto della sua famiglia e della ricerca di sé attraverso una memoria traditrice ed un immaginario prolifico. Autrice poco amata e poco conosciuta in vita, grazie all’impegno ed alla dedizione del vedovo, Pellegrino, vive in anni recenti la gioia di un riscatto purtroppo postumo.
Teresa Musca racconta Margaret Atwood
(Ottawa, 18 novembre 1939) poeta, scrittrice, critica letteraria, ambientalista e femminista canadese. Lo stile poetico e narrativo di Atwood è caratterizzato dall’ingegno, dall’ironia e dal controllo della forma uniti a un interesse per la mitologia classica e popolare, soprattutto quella riguardante le donne. Tutte le sue opere alludono a testi appartenenti a generi tradizionali, che tuttavia sovvertono. A Margaret Atwood piace riscrivere e reinterpretare la storia e la società attraverso nuovi punti di vista, mettendo in dubbio gli stereotipi e smascherando le falsità culturali e i limiti artificiali imposti dalla società sulla nostra capacità di comprendere noi stessi e gli altri.
Carla Maria Graduata racconta Simone De Beauvoir
accompagnata da Giampiera Dimonte, ridà voce a Simone De Beauvoir, la scrittrice, la filosofa, la saggista, la femminista e racconta quanto il suo impegno culturale anticonformista e visionario manchi in questi anni bui.
Elisabetta Liguori racconta Laudomia Bonanni
(L’Aquila 1907-2002), scrittrice molto prolifica, dalla vita lunga, ricca di esperimenti letterari, premi e battaglie, ma lanciata verso un ingiustificabile oblio. Le sue narrazioni si sono mosse lungo due direttrici: quella sociale, dando voce e attenzione alle minoranze, e quella esistenziale, scavando nel dolore del vivere. La vicenda che meglio la connota come scrittrice è quella del suo romanzo perduto: La rappresaglia, rifiutato dagli editori perché non etichettabile che si trasformò nel tempo nel suo gesto più ostinato, coraggioso e autentico.
Stefania Zecca racconta Armanda Guiducci
scrittrice, poeta, filosofa e critica letteraria italiana. È il 1974 quando per Rizzoli pubblica “La mela e il serpente” autoanalisi di una donna, un libro–laboratorio che ne contiene tre dove scandaglia la vita di una donna occidentale attraverso tre tappe: la prima mestruazione, la crescita e la maternità. Fra saggio, analisi antropologica, memoir e indagini psicoanalitiche, Guiducci compie un viaggio passando per tutte le donne: bianche borghesi, contadine del Sud Italia, prostitute, donne della Polinesia, del Sud Africa, dell’India per scoprire la varietà mitologica alla quale tutte le donne rendono conto con il loro corpo. Un’esplorazione a raggiera per poi ritornare a sé, farsi autocoscienza. “Diventare donna è un nascere per strappi reiterati, per lacerazioni là, ai margini, dove l’erba dirada”. Segna inoltre un punto di rottura con i femminismi dell’epoca perché non esclude, ma accoglie e promuove la differenza, consapevole che “le strade della liberazione sono collettive”.
Domenica 04 maggio 2025, ore 19.00 – 21.00
Cristina Carlà racconta Jolanda Insana
(Messina 1937), si laurea in lettere classiche prima di trasferirsi a Roma, nel 1968. Insegna lettere al liceo classico e traduce dal greco e dal latino. In verità Jolanda non traduce soltanto ma fa della lingua classica una vera e propria palestra di vita. Lessicorio. Sputafonemi. Vogliadesìo. Sono solo alcune delle parole inventate da Jolanda Insana, secondo la quale “non esiste la lingua morta, le lingue sono morte quando sono usate per ingannare, per consumare, le altre sono tutte vive”. La sua ricerca linguistica inizia sui testi antichi ma si nutre anche del parlato vivo e pulsante del dialetto siciliano, delle influenze arabe, fenicie e normanne. Una lingua, quella di Jolanda Insana, alta e bassa, grassa, volgare, improvvisamente elevata, raffinata, magmatica ed effervescente.
Valeria Nicoletti racconta Irmgard Keun
Il governo nazista negli anni Trenta censurò i suoi libri, che finirono negli odiosi roghi di regime. Lei, per tutta risposta, fece causa agli statisti tedeschi. Irmgard Keun, autrice di sceneggiature, reportage e romanzi, racconta la spregiudicata voglia di libertà delle sue ragazze misto-seta e bambine da non frequentare, lasciando sullo sfondo la Storia europea del primo Novecento, con le sue contraddizioni, la sua miseria e i suoi punti di non ritorno, tra uno sbuffo di cipria e un’eco di guerra. “Devo prendere la vita sul serio, ma com’è che si fa?”
Simona Cleopazzo racconta Grace Paley
(1922-2007), per GP era importante ascoltare e partecipare alla vita delle persone, lottare per il femminismo e contro il nucleare. Una scrittrice fuori luogo che rappresentava il Bronx ma aveva origini ucraine. Molte lingue madri, molti mariti, molte vicine di casa, molti litigi, molti volantinaggi e manifestazioni, e molti contrattempi del vivere. Poche pochissime parole per raccontare il mondo.
Serena Gatto racconta Colette
(1873-1954). Una donna con tanti mestieri, tanti amori e una sola passione.
Scrittrice, attrice di music-hall – spesso nuda e ingioiellata durante le sue esibizioni – autrice e critica teatrale, giornalista e caporedattrice, sceneggiatrice e critica cinematografica, estetista e commerciante di cosmetici. Tre mariti e un amante “ufficiale”, numerose e disinibite relazioni sentimentali con persone di entrambi i sessi. Ma la sua passione più grande, quella che ha dato un senso alla sua vita, è stata sempre la scrittura.