Buongiorno, prof!
C’è un’autostrada di nebbia, tra il Censis e la Siria.
Dove finiremo?
Guardando ridere i figli di via Turri sui banchi di scuola. Vorrebbe dar loro di più, ma ha solo un fiammifero.
Un fiammifero nella nebbia.
E ripensa alle strade di Carborana, al quartiere Camerino, al mercato di Montegrappa, alla bassa lombarda.
“Le serve un motorino prof? Le posso parlare prof? Ha sempre voluto fare il prof, prof?”
Ed è tutto un sì. Ed è tutto un no.
Vorrebbe dire loro che erano tempi diversi. La stessa cosa che suo padre non gli ha mai detto.
No, papà, non sono più gli anni ‘80.
Ed è un bene. Ed è un male.
Lui era nel mezzo, tra il self-made man e l’hikikomori, tra il partito e il gruppo whatsapp, tra la bottega in piazza e Temu.
Troppo vecchio e troppo giovane.
Forse era della sua generazione la colpa di questo orrore.
Anche se nella Seconda Repubblica non aveva mai creduto. Anche se era sempre stato all’opposizione, già allora.
Ma dov’è adesso l’opposizione? Se anche gli studenti hanno perso spessore, si ribellano poco e male.
Aveva fatto veramente di meglio lui, a 16 anni?
Forse un pochino: aveva studiato la storia, la filosofia e la poesia. L’avevano fatto, in qualche modo, anche i metalmeccanici. Erano e sono ancora in piazza.
Ha sempre ammirato i metalmeccanici.
La politica era venuta dopo, ma aveva trovato un senso nel Padre – la storia, nel Figlio – la filosofia e nello Spirito Santo- la poesia.
Cosa troveranno questi ragazzi a trent’anni? Non un senso, forse.
E anche i metalmeccanici con la barba hanno un senso in tasca. Altissimo. Forse neanche lo sanno.
Sfogliava distrattamente un libro già letto. E se avesse ragione Zeno Cosini?
E se fossimo veramente senza speranza?
Scacciava via l’inverno nucleare, accompagnando l’ennesima cimice asiatica alla finestra.
“Sei anche tu una creatura di Dio”
Gli veniva di dire così, eppure anche in Dio non aveva mai creduto.
C’era, tuttavia….una sorta di tenerezza. Di fratellanza. Tra lui e la cimice.
Tra lui e tutto ciò che vive. Non c’era, per questo, una spiegazione. Neanche nei libri.
Forse c’era una speranza. Non era tutto perduto.
Per questo continuava a svegliarsi alle 6:15 e prendere il caffè freddo dalla moka grande della sera prima.
Sempre la stessa fretta, come un bambino che va a scuola.
“Buongiorno ragazzi!”
“Buongiorno, prof!”
Delia Cardinale