Petali d’ottone
Guardando una corolla di un fiore mi inerpicai solingo
dentro un fiume di lacrime, che la diritta via era smarrita
ritrovata poi, come le rose d’inverno nella notte di un viaggiatore
E niente c’era se non ombra e crimi, alti pini d’avorio
e spezie rare di informata natura, che non c’era altro
che Te e io, sui limiti di un infinito irraggiungibile
Ma né io e né te siamo quelle pietre grigie a terra
loro cercano di legarci nella cintura di un’anima
che non vola, ma sta a terra ferma, tonfa e intangibile
Di sentieri rari, andai buscando e nella notte
di un perdono ineffabile, fu lì che trovai beltà
e poi dinnanzi, beatitudine
Non sono le parole di gesso a farmi ostacolo,
Non sono le rime di una prosodia millenaria
di tante paure e di tanti discorsi fermi da tempo
Mare in tempesta ancora e volti aridi
Se non Te, nell’attimo che sfida la fine irrevocabile.
Giovanni Sacchitelli