Gesti semplici per interlocutori fragili

Fai un regalo speciale per la festa della mamma.
Per lei che è accanto a te ogni giorno.
Cotolette Amiche, da sempre alleate delle mamme.
Soprattutto, e non solo (purtroppo) durante la pubblicità, la regina delle pugnalate.
La mamma è sempre la mamma.
Più di 15 anni che mi muovo come uno sciatore, per scivolare tra questi bombardamenti.
Per uscirne intera, anche se so di non esserlo.
Poi, come sempre in ogni gara, la sconfitta, la caduta, quella più rovinosa, quella in cui rischi l’osso del
collo, avviene quando abbassi la guardia.
Una volta il fisioterapista mi disse che ero in constante stato di difesa.
Vorrei vederti al mio posto, pensai.
La gente pesa raramente le parole. Soprattutto quella che hanno pronunciato per prima.
Dovrebbero inventare una bilancia apposita per le parole.
In quel caso sul display non comparirebbero i chili, ma il potenziale di rischio di ferire l’interlocutore e
la percentuale di cura da usare per lo stesso.
Le parole, tranne nei telegrammi, non costano nulla, e pertanto a volte si esagera, come durante i saldi,
quando compriamo qualcosa che non ci serve davvero solo perché il terzo capo è in omaggio.
Una volta persi la voce, improvvisamente, dalla sera alla mattina.
Ricordo lo sforzo per emettere i suoni, i risultati deludenti, la necessità di riadattarsi.
Di dover ascoltare molto di più, di sperare che uno sguardo eloquente si tuffasse in quello comprensivo
di un’amica. Era così strano per me, un mondo senza poter parlare. Sino a quel momento, mi sembrava
una cosa così naturale.
Naturale come dire mamma.
Boom.
Stavolta è la pubblicità della farina, con tanto di torta impastata a sei mani, due più grandi e quattro più
piccole.
É così, è naturale per tutti, lo è stato anche per me.
Credo che fu la prima cosa che realizzai appena quattordicenne.
Era naturale per i miei compagni pensare di avere una madre, di tornare a casa e salutarla dopo la
scuola.
Più tardi era naturale per chiunque pensare che lei mi avrebbe aiutato nel scelta dei mobili per la casa
nuova.
Così naturale che nessuno ci pensa mai prima di dirlo.
Solo alcuni sanno quanto vale davvero quella parola, che bisogna maneggiarla con cura.
Sono quelli che non la possono pronunciare più, per chiamare la propria.
Sono quelle che hanno difficoltà ad esserlo, a capire come si fa, a far quadrare tutto, dai conti alla
propria realizzazione professionale, perché diciamocelo, le “Cotolette Amiche” risolvono solo lo 0,5
percento dei problemi, al massimo una cena, con buona pace dell’ufficio marketing.
La conversazione dovrebbe essere praticata con cautela, un passo alla volta.
Così come bisogna allenarsi per una maratona, ci vuole un allenamento speciale per parlare di affetti,
soprattutto di quello più grande.
Partite dal tempo, poi continuate magari con il libro o il film preferito, il concerto più bello.
Lentamente.

Ricordatevi che dietro il vostro interlocutore o la vostra interlocutrice può nascondersi un’anima fragile.
Ma se comincerete a usare la bilancia delle parole, vedrete, vi risparmierete silenzi imbarazzati, colpi di
tosse o ricerche di un cellulare che non sta squillando.
E alla fine anche una come me ritroverà il fiato, la voce per parlarne.
Le mamme non son fatte per stare nei proverbi o negli slogan.
Meritano un posto molto più comodo, proprio al centro del cuore.
Questi pensieri sono il mio regalo per tutte loro.
Soprattutto per la mia,
a cui dedico tutti i pensieri della mia vita.

Uno scritto di Alessandra Centrone

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